DAL CORRIERE DELLA SERA
I GENITORI NON PARTECIPANO PIU' AI CONSIGLI DI CLASSE : AMARA CONSIDERAZIONE E "VERITA' " DELL'AUTORE DEL SITO WWW.SAMPOGNARO.IT
MILANO - Avviso sulla bacheca: «Le elezioni del consiglio di istituto sono
convocate per domenica. I genitori sono VIVAMENTE pregati di partecipare».
Il lunedì, alla scuola media Carlo Porta di Milano, si contano i votanti: 92 su
1.165. Il 7,8% degli aventi diritto. Ma in alcune sezioni si scende allo zero.
Come negli istituti di Palermo, Torino, Firenze, Roma. Città diverse con realtà
simili: assemblee snobbate, incontri in cui non si raggiunge il numero legale,
riunioni rimandate a oltranza.
Una mamma accompagna i figli a scuola (Fotogramma)
«È la fine della democrazia scolastica», dicono i presidi. E non perché le decisioni non vengano prese collegialmente. Il problema è l'opposto: nessuno vuole più partecipare alla vita di classe. Troppo impegni (delle famiglie), scarsa fiducia nella autorità scolastica, disinteresse e — a detta dei docenti — «maleducazione» dei genitori. Ecco perché nelle elementari, medie e (soprattutto) superiori d'Italia si assiste all'agonia della «partecipazione». Ogni scusa è buona: «Non ho tempo»; «Scriva una email». Al circolo didattico padre Gemelli di Torino, alle ultime elezioni su 816 genitori hanno votato in 55. «E sì — dicono gli insegnanti — che abbiamo fatto un'imponente campagna di sensibilizzazione».
Niente da fare. La scuola, come luogo di dialogo e scambio di idee, non attrae più. E nemmeno come palestra politica. «Vent'anni fa — ricorda Francesca Lavizzari, preside dell'istituto Cavalieri di Milano — si presentavano almeno 4 liste e votava l'80% dei genitori. Ora bisogna pregarli di candidarsi».
Altri tempi. Era il 1974 l'anno in cui i «decreti delegati» istituirono gli organi collegiali della scuola «dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica». Fu una rivoluzione. «Le famiglie, per la prima volta, si sentirono coinvolte nelle nostre decisioni», raccontano i professori. E invece «ora c'è un disinteresse generale», accusa Vincenzo Spina, a capo dell'istituto Amedeo Maiuri di Napoli. Nella scuola «bene» del Vomero vota circa il 15% dei genitori, «ma solo perché la nostra "utenza" è alta. In periferia i numeri sono molto inferiori». La collega Marina Esposito, che guida il circolo Quarati di Napoli, aggiunge: «Anche per reclutare i rappresentanti di classe ci sono problemi». Conferma Antonella Perugi, docente all'Itis Giulio Natta di Sestri Levante, in provincia di Genova: «In alcune sezioni non siamo riusciti nemmeno a trovare un delegato».
Perché il problema è soprattutto alle superiori: «La presenza dei genitori è inversamente proporzionale all'età dei figlio». Lo spiega Silvana Giarratano, che guida il liceo Leon Battista Alberti, l'unico artistico di Firenze (900 studenti): «Gli adulti che si appassionano alla vita della scuola sono meno del 5%. E il censo non c'entra: ci snobbano ricchi e poveri. Il nostro consiglio di istituto è composto da 19 persone e spesso non raggiungiamo il numero legale. Bisognerebbe snellire tutto il sistema». All'Itis Lucarelli di Benevento su 1.600 genitori hanno votato in 19.
Partecipazione addio. Con i professori che invocano «più rispetto per la scuola» e i genitori che oscillano tra l'indifferenza e una domanda: «Se non possiamo decidere nemmeno il colore della carta igienica — ammesso ci siano i soldi per comprarla — perché dovremmo darci da fare?».
Eppure sono loro la chiave di tutto. Lo aveva capito 40 anni fa Don Milani, che così aprì la sua «Lettera ad una Professoressa»: «Questo libro non è scritto per gli insegnanti, ma per i genitori. È un invito a organizzarsi». Ci provano gli iscritti dell'Age, l'associazione che raccoglie 10 mila genitori di tutta Italia. Lucia Rossi, il segretario, interviene: «Purtroppo è ferma la legge di modifica degli organi collegiali, fondamentale per una scuola che si sta rinnovando. Il nostro augurio è che si crei un maggiore sodalizio tra professori e famiglia».
Uno sforzo non da poco. La scorsa domenica alla Carlo Porta di Milano era in programma una corsa aperta a tutte le famiglie della scuola. La vendita dei pettorali serviva per finanziare progetti e laboratori. All'ultimo minuto la gara è stata annullata. La causa: mancavano i partecipanti.
Annachiara Sacchi
28 novembre 2007
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AMARA CONSIDERAZIONE E "VERITA' " DELL'AUTORE DEL SITO WWW.SAMPOGNARO.IT
Ho letto con massima attenzione il documento di cui sopra, considero verissima la notizia riportata ma mi dissocio completamente dai motivi addotti da alcuni docenti e presidi per spiegarne le cause e, in particolare, il termine "maleducazione" rivolto ai genitori.
I motivi veri sono da ricercarsi principalmente sul mancato DIALOGO TRA LE COMPONENTI SCOLASTICHE e ASSENZA DI PREPARAZIONE PSICO-PEDAGOGICA in PRESIDI e DOCENTI.
Una delle conseguenze è la scarsa preparazione degli Alunni che in questi ultimi anni ha portato ai DEBITI FORMATIVI il cui superamento è solo possibile se si cambia il metodo didattico "frontale" quasi sempre additato dagli Studenti come inconcludente. Di quest'ultima considerazione ho discusso, tramite comunicazione epistolare, alcuni giorni fa, con l'Ufficio Studi e Programmazione dei Debiti Formativi del Ministero della Pubblica Istruzione dal quale ho ricevuto anche una lettera positiva di riscontro il 13 Novembre 2007 (Leggasi COME FAR SUPERARE I DEBITI FORMATIVI). Del mancato Dialogo tra le varie Componenti Scolastiche e dell'assenza di Preparazione Psico-Pedagogica di Docenti e Presidi scrissi un piccolo trattato una decina di anni or sono, pubblicato anche nel mio portale, e del quale presento ora i punti più salienti: