PROFONDO RINGRAZIAMENTO AL PAPA GIOVANNI PAOLO II PER IL SUO CONTINUO DESIDERIO DI COMBATTERE LA GUERRA, GLI ODII E LE INDIFFERENZE:
LE NOVE PRINCIPALI ASPIRAZIONI DEL PAPA
Il nostro grande Papa Giovanni Paolo II è tornato dal Suo Redentore. Lascia intorno a noi un grande vuoto. Egli ha cercato di redimere il mondo, tentando con i Suoi appelli di far capire a tutti, dai più deboli ai più potenti, che si deve agire non per i propri interessi ma solo nel bene di tutti. In questo articolo saranno presentati i punti più salienti dei Suoi interventi e quanto avrebbe desiderato che accadesse.
PRIMA ASPIRAZIONE: DESIDERARE ARDENTEMENTE LA PACE NEL MONDO
Il promuovere la pace e l'escludere la guerra come mezzo di risoluzione di conflitti ha reso dominante il Suo Pontificato. La guerra serve solo per il rinnovo degli armamenti, per soggiogare i deboli, per togliere ai poveri le minime ricchezze del loro habitat (leggere a proposito i documenti, presente nel sito www.sampognaro.it , dal titolo "Dietro le quinte del terrorismo" e "Riflessioni sulla guerra in Iraq"), per uccidere centinaia di migliaia di innocenti e per grossi interessi economici. Papa Giovanni Paolo II considerava la costruzione della Pace un compito urgente per tutti e non solo per coloro che, come Lui, avevano la possibilità di parlare ed essere ascoltati dai responsabili della politica mondiale. Egli richiamava tutti a compiere gesti di pace, mettendo Egli Stesso in pratica quello che predicava. E' stato il primo Papa a visitare tutti i continenti ed è eccezionale il suo consueto gesto di baciare la terra ogni volta che scendeva dall'aereo, gesto che rendeva preziosa tutta la terra del mondo e che si poteva considerare come gesto di umiltà e di pace. Il fine di lavorare per la pace si può riscontrare quando tentava di sanare le divisioni tra le Religioni. Un tentativo fu fatto nel 1986 quando Egli invitò i Leader religiosi a riunirsi nella città di Assisi e quando definì gli Ebrei "nostri fratelli maggiori" quando visitò nel 1986 la Sinagoga Maggiore di Roma. Viene ora presentata una parte di uno splendido documento, donato dalla PAX CHRISTI INTERNATIONAL, che si ringrazia vivamente, nel quale emerge la grande Umiltà e l'Amore del Papa verso la Pace nel Mondo.
Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme e Presidente
Internazionale, il Segretario Internazionale Etienne De Jonghe, i vescovi e
gli aderenti a Pax Christi, hanno pregato per il Papa Giovanni Paolo II in
questi giorni in cui si preparava ad incontrare il volto di Dio. Pax Christi
esprime l'apprezzamento più sincero per l'autorevole testimonianza di pace e
di giustizia offerta da Giovanni Paolo II alla Chiesa Cattolica e all'umanità
intera.
Etienne De Jonghe, Segretario Internazionale del movimento cattolico per la
pace, ha dichiarato: "Il nostro perenne ricordo di Papa Giovanni Paolo II
sarà la sua inflessibile fermezza nel promuovere la pace e nell'escludere la
guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. E' stato questo il tema
dominante del suo pontificato."
Il Papa ha sempre mostrato un'alta considerazione per Pax Christi tanto da
esprimerla in modo esplicito nel corso dell'udienza privata del 1995 durante
il cinquantesimo anniversario di Pax Christi Internazionale: "Movimenti
come il vostro sono preziosi. Essi aiutano a richiamare l'attenzione delle
persone nei confronti della violenza che infrange l'armonia del genere umano
che risiede nel cuore stesso della creazione. Aiutano a sviluppare una
maggiore coscienza in modo che la giustizia e la ricerca del bene comune
possano prevalere nelle relazioni tra gli individui e tra i popoli".
Papa Giovanni Paolo II considerava la costruzione della pace un compito urgente per tutti e non solo per coloro che, come lui, avevano la possibilità di parlare ed essere ascoltati dai responsabili della politica mondiale. Egli richiamava tutti e tutte a compiere "gesti di pace", mettendo egli stesso in pratica quello che predicava. E' stato il primo Papa a visitare tutti i continenti, e il suo consueto gesto di baciare la terra ogni volta che scendeva dall'aereo costituiva al tempo stesso un simbolo dell'unità del mondo e della preziosità di ogni sua parte.
Nel 1981 a Hiroshima: "Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace... Promettiamolo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle: lavoreremo senza sosta per il disarmo e per la messa al bando di tutte le armi nucleari..."
A Coventry, durante la guerra delle Isole Falkland Malvinas (1982): "La guerra dovrebbe appartenere ad un passato tragico, alla storia; non dovrebbe trovare posto nell'agenda dell'umanità per il futuro.".
Pax Christi International ha apprezzato soprattutto il riconoscimento da parte di Papa Giovanni Paolo II della necessità di creare una cultura di pace e di nonviolenza. Per più di 25 anni i suoi messaggi annuali per la Giornata Mondiale della Pace hanno analizzato i requisiti di un mondo di pace. Le organizzazioni che fanno parte di Pax Christi in tutto il mondo hanno accolto e diffuso questi temi di riflessione con lo studio, con la preghiera e promuovendo azioni a livello locale.
I membri di Pax Christi proseguiranno su questo percorso e faranno propria
la preghiera di Papa Giovanni Paolo II:
"Ascolta la mia voce, è la voce delle vittime di tutte le guerre e
violenza tra individui e tra nazioni..."
Ascolta la mia voce, io parlo a nome delle moltitudini che in ogni Paese e in
ogni epoca storica rifiutano la guerra e sono pronti a percorrere la strada
della pace..."
Adesso tutti i potenti della terra dimostrino il
reale cordoglio per la perdita di un Uomo di Dio, con i fatti e non soltanto
con lunghi, artificiali e noiosi discorsi o occupando i posti d'onore ai
funerali. Che facciano un passo indietro e mettano fine ad ogni guerra. Il
Papa ha dimostrato che la Pace, la Libertà e la Democrazia sono possibili
senza armi e senza guerre, con questi strumenti si ottengono solo dolore e
disperazione, e le uniche innocenti vittime sono sempre i più deboli
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SECONDA ASPIRAZIONE: ANTEPORRE
LA LIBERTA' IN TUTTE LE SUE AZIONI
La libertà, in senso assoluto, ontologico, è tuttavia il risultato di un fascio di altre specifiche libertà: dalla miseria, dalla fame, dall'ignoranza, dalla sopraffazione, dalla violenza morale e fisica. Ecco quindi che anche il sistema fondato sulle libertà politiche, e tra queste sulla libertà economica, si manifesta per molti aspetti e in molti casi limitatore o violatore della libertà. Da qui discende il giudizio negativo di Giovanni Paolo II anche verso quel sistema occidentale che ha una visione formalistica e meccanica delle libertà e non considera in modo sufficiente le ombre e le sofferenze che le varie libertà che esso garantisce comunque producono.
Le somme delle libertà negate o praticate in modo da ledere quelle degli altri conducono alle guerre, che a Wojtyla appaiono, se così si può dire, come fasi di sospensione generalizzata della libertà di tutti, e quindi occasioni di ulteriori mali. Perché la rinunzia alla guerra significa, per Wojtyla, conservare spazi di libertà. In questo modo si chiude il cerchio coerente del suo pensiero, che non ha quindi niente a che vedere con il pacifismo come scelta politica. Da qui la sua condanna di tutte le guerre che si sono scatenate durante il suo pontificato: qualsiasi spiegazione politica che ne sia stata data era ed è sbagliata. Convenne alla destra in una prima fase strumentalizzare il papa in funzione anticomunista; è convenuto alla sinistra in una seconda fase strumentalizzare il papa in funzione antiamericana. Questa è logica politica, comprensibile, ma inapplicabile a Giovanni Paolo II. Chi lo ha fatto ha sbagliato, cedendo alla tentazione di avere dalla propria parte il papa. Un papa che ha saputo sperò svincolarsi da qualsiasi abbraccio contaminante.
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TERZA ASPIRAZIONE: PERDONARE IL PROSSIMO E CHIEDERE PERDONO
Giovanni Paolo II in molte occasioni ha offerto esempi di riconciliazione, in special modo nel momento in cui ha avuto il coraggio di perdonare l'uomo che aveva attentato alla sua vita nel 1981. Ha pregato per il suo attentatore, Mehmet Ali Agca, e in seguito gli ha fatto visita in carcere.
Come mai era avvenuto precedentemente, nel corso del suo pontificato Giovanni Paolo II ha dato inizio a una serie di richieste di perdono per le colpe commesse dalla Chiesa nella storia.
Visitando l'Isola di Goree in Senegal nel 1992, riferendosi "all'orribile aberrazione di coloro che riducevano in condizione di schiavitù fratelli e sorelle che il Vangelo aveva chiamato alla libertà", disse: "Da questo santuario africano testimone del dolore nero, impetriamo perdono dal cielo..."
Come parte di una solenne cerimonia dell'anno giubilare, Giovanni Paolo II chiese perdono dei peccati commessi contro il popolo di Israele. Nell'anno 2000, mentre pregava in Yad Vashem, il Memorial dell'Olocausto, dichiarò: "La Chiesa Cattolica è profondamente rattristata per l'odio, gli atti di persecuzione e gli atteggiamenti antisemiti diretti contro gli ebrei da parte dei cristiani in qualsiasi momento e in qualunque situazione".
In molte occasioni e in luoghi in cui si sono manifestati i peggiori atti contro l'umanità, il Papa ha ispirato speranza e determinazione per un cambiamento costruttivo.
Per concludere, Karol Wojtyla è il Papa che ha chiesto perdono a tutti: agli africani per la tratta degli schiavi, durante la visita all'isola di Gorée in Senegal da cui partivano le navi negriere dirette in America, il 22 febbraio 1992; agli scienziati, il 31 ottobre 1992, riabilitando Galileo che era stato condannato dalla Chiesa per le sue idee copernicane (ma il processo di revisione era stato iniziato già il 3 giugno 1981!); agli Ebrei per l'Antisemitismo, durante la visita al Muro del Pianto; ai Greci per il sacco di Costantinopoli durante la Quarta Crociata, nel corso della sua visita ad Atene il 4 maggio 2001; e anche a coloro che non avevano nulla da farsi perdonare.
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QUARTA ASPIRAZIONE: TENTARE DI UNIRE LE VARIE RELIGIONI
Sanare le divisioni tra le religioni ha rappresentato una sua priorità. Nel 1986, i leader religiosi del mondo, su invito del Papa, si riunirono nella città di Assisi e insieme si impegnarono a lavorare per la pace. Allo stesso modo nel 1986, visitò la Sinagoga Maggiore di Roma definendo gli ebrei "nostri fratelli maggiori".
Così come la visita alla Sinagoga di Roma, quando Giovanni Paolo II chiamò gli ebrei “fratelli maggiori”. La storica visita a Gerusalemme, poi, pose fine a secoli di conflitti e di reciproca diffidenza e fece cadere definitivamente l’accusa di deicidio che per secoli i cattolici avevano rivolto a uomini e donne di religione ebraica. Ma il Pontefice, non bisogna dimenticarlo, ricercò anche il dialogo con l’Islam. Ebbe la consapevolezza, in sostanza, che il confronto interreligioso è essenziale per governare la globalizzazione e che è possibile scongiurare un conflitto di civiltà se le religioni assolvono a un dovere di reciproco riconoscimento.
Ad Atene, dopo un incontro con il presidente greco, il papa si è recato per una "visita di cortesia" da Christòdoulos, capo della chiesa ortodossa.. Wojtyla è stato introdotto nello studio dell'arcivescovo, che lo ha salutato con cortesia.Christòdoulos, al termine del discorso papale, ha applaudito e, salutandolo, ha abbracciato il papa. Nel pomeriggio, i due si sono di nuovo incontrati presso l'Aeropago, là dove Paolo aveva annunciato ai greci il "Dio ignoto" (cioè il Dio incarnato in Cristo), e qui hanno firmato una Dichiarazione comune in cui si legge: "Noi condanniamo ogni ricorso alla violenza, al proselitismo, al fanatismo in nome della religione". E, ancora:"Ci rallegriamo del successo e del progresso dell'Unione Europea… La tendenza emergente a trasformare alcuni Paesi europei in Stati secolarizzati senza alcun riferimento alla religione costituisce un regresso e una negazione della loro eredità spirituale... Sarà nostro compito fare il possibile, perché siano conservate inviolate le radici e l'anima cristiana dell'Europa".
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QUINTA ASPIRAZIONE: COMBATTERE LE VIOLENZE
Nel 1979, durante "la crisi" irlandese: "Rivolgo un appello ai giovani appartenenti a organizzazioni che fanno ricorso alla violenza... Non ascoltate le voci che parlano la lingua dell'odio, della vendetta, della rappresaglia..."
In ogni crisi internazionale Giovanni Paolo II si è rivolto a tutte le parti per far prevalere il dialogo e la ragione sulla violenza. Prima della guerra in Iraq nel 2003, aveva messo in guardia dicendo che: "la guerra non è mai semplicemente un'opzione tra le altre cui far ricorso per risolvere una controversia tra le nazioni".
Condannando "ogni atto terrorista" in Medio Oriente, il Papa nel
2003 dichiarò che "non di muri ha bisogno la Terra Santa ma di
ponti".
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SESTA ASPIRAZIONE: RIUNIRE SEMPRE PIU' I GIOVANI E COLLOQUIARE CON LORO
WOJTYLA
DAI GIOVANI HA AVUTO MOLTO E MOLTO HA DATO |
CITTA'
DEL VATICANO - ''Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e per
questo vi ringrazio'': sono con ogni probabilita' le ultime
parole di Giovanni Paolo II, dette con gran fatica ieri sera, e sono
rivolte ai ragazzi che vegliavano in piazza sotto le sue finestre.
(Usa) nell'agosto del 1993; la cifra record di quattro milioni
di persone a Manila, nelle Filippine, nel gennaio 1995; un milione a
Parigi
nell'agosto del 1997; quasi due milioni a Roma per la Giornata
Mondiale, in occasione dell'anno giubilare, nell'agosto del 2000;
700.000
a Toronto, nel 2002.
in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni
vostra energia di rendere questa terra sempre piu' abitabile per
tutti'',
ha detto di fronte all'immensa platea di Tor Vergata.
da diversi paesi del mondo si sono presi per mano e hanno preso per
mano Wojtyla, ormai curvo e insicuro sulle gambe, ed insieme
hanno attraversato la grande spianata del Trocadero, proprio davanti
alla Torre Eiffel, su cui era stata accesa la scritta luminosa
del
conto alla rovescia per il 2000: rimane una foto simbolo
dell'ingresso nel Terzo Millennio. |
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SETTIMA ASPIRAZIONE: COMBATTERE IL CAPITALISMO
Papa Giovanni Paolo II ha approfondito particolarmente i temi della guerra, della pace, della libertà, della giustizia e dei diritti umani da molte angolature diverse e in ogni occasione possibile. Le sue lettere encicliche analizzavano la complessità delle relazioni internazionali in un periodo in cui si riconosceva l'influenza del ruolo del Papa polacco nel porre fine alla Guerra Fredda tra l'Est e l'Ovest e la caduta del comunismo in Europa. Nello stesso tempo, il Papa ha ripetutamente identificato "il peccato strutturale" dell'ingiustizia che soffrono i poveri del mondo e ha criticato duramente il mercato di valori capitalisti che li sostiene.
Per lui il capitalismo senza regole non poteva risolvere i problemi dell’umanità. La sua costante preoccupazione, anzi, è stata quella di richiamare il capitalismo vincente a non smarrire la centralità e la dignità della persona umana e la necessità di garantire a tutti tutele e diritti. In questo si ritrova il Giovanni Paolo II erede del Concilio Vaticano II. Del quale, tra l’altro, era stato un protagonista. In ogni caso la sua tensione a far vivere la fede nell’era della globalizzazione si ritrova in alcune scelte di grandissimo valore. Nel dialogo interreligioso, prima di tutto.
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OTTAVA ASPIRAZIONE: RICHIEDERE AL POLITICO CHE FACCIA IL PROPRIO DOVERE
Saranno ora presentati
alcune affermazioni fatte da Papa Paolo II qunando si presentò nel Parlamento
Italiano Giovedì 14 Novembre 2002: "Davvero profondo è il legame
esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben sappiamo che esso è passato
attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse, non sfuggendo alle
vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo al tempo stesso
riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso degli eventi, esso
ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di Roma, e quindi
per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.
A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della
reciproca indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che
l'Italia ha dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a
Pio XI, il Papa della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di
Roma, e, più vicini a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io
stesso, come Giovanni Paolo I, ho voluto assumere il nome."
"Alla luce della straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso
dei secoli a partire dalla Roma pagana, come non sentire l'impegno, ad
esempio, di continuare ad offrire al mondo il fondamentale messaggio secondo
cui, al centro di ogni giusto ordine civile, deve esservi il rispetto per
l'uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti? A ragione già
l'antico adagio sentenziava: Hominum causa omne ius constitutum est."
"Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732).
"Voi stessi, come responsabili politici e rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un esempio particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto più la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i contrasti. La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai cittadini."
"Non posso sottacere, in una così solenne circostanza, un'altra grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione."
"La formazione
intellettuale e l'educazione morale dei giovani rimangono le due vie
fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della crescita, ciascuno
può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti della mente e
prepararsi ad affrontare la realtà della vita.
L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. E'
mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente
all'"essere" che gli è proprio."
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NONA ASPIRAZIONE: SALVAGUARDARE LA VITA
CITTÀ DEL
VATICANO - «L'aborto
è il principio che mette in pericolo la pace del mondo». Giovanni
Paolo II è tornato a condannare l'interruzione della gravidanza,
utilizzando le parole di Madre Teresa di Calcutta, nel corso di un'udienza al
Movimento per la vita.«È
vero», ha detto commentando le parole di Madre Teresa, «non può
esserci pace autentica senza rispetto per la vita».
«Insidie ricorrenti minacciano la vita nascente», sottolinea Giovanni Paolo II, anche perché il «lodevole desiderio di avere un figlio» spinge «talora a superare frontiere invalicabili». Il Papa ha parlato di «embrioni generati in soprannumero, selezionati, congelati», che «vengono sottoposti a sperimentazione distruttiva e destinati alla morte con decisione premeditata». Secondo il papa, nella nuova legge si dovrà tenere conto del «principio che tra i desideri degli adulti e i diritti dei bambini», «ogni decisione va misurata sull'interesse dei secondi». Ricordando le richieste del Movimento per la Vita, Giovanni Paolo II ha parlato di una legge che «difenda i diritti dei figli concepiti», il «più concretamente possibile». Diritti del «bambino non ancora nato, anche se concepito con metodiche artificiali di per sè moralmente inaccettabili». Al momento l'iter del testo di legge è in discussione alla commissione Salute del Senato. Ma i tempi sono molto rallentati, tanto che già a febbraio L'Osservatore Romano aveva sollecitato il Parlamento ad accelerare l'approvazione.
Per terminare Papa Giovanni Paolo II ha più volte affermato che la vita deve essere sempre salvaguardata, perfino durante i rapporti sessuali nei quali non dovrebbe essere utilizzato alcun tipo di anticoncezionale.
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Giuseppe Sampognaro