PROFONDO  RINGRAZIAMENTO AL PAPA GIOVANNI PAOLO II  PER IL SUO CONTINUO DESIDERIO DI COMBATTERE LA GUERRA, GLI ODII E LE INDIFFERENZE:   

LE  NOVE  PRINCIPALI  ASPIRAZIONI DEL  PAPA

            Il nostro grande Papa Giovanni Paolo II è tornato dal Suo Redentore. Lascia intorno a noi un grande vuoto. Egli ha cercato di redimere il mondo, tentando con i Suoi appelli di far capire a tutti, dai più deboli ai più potenti, che si deve agire non per i propri interessi ma solo nel bene di tutti. In questo articolo saranno presentati  i punti più salienti dei Suoi interventi e quanto avrebbe desiderato che accadesse.

PRIMA ASPIRAZIONE: DESIDERARE ARDENTEMENTE LA PACE NEL MONDO

Il promuovere la pace e l'escludere la guerra come mezzo di risoluzione di conflitti  ha reso dominante il Suo Pontificato. La guerra serve solo per il rinnovo degli armamenti, per soggiogare i deboli, per togliere ai poveri le minime ricchezze del loro habitat (leggere a proposito i documenti, presente nel sito www.sampognaro.it , dal titolo "Dietro le quinte del terrorismo" e "Riflessioni sulla  guerra in Iraq"), per uccidere centinaia di migliaia di innocenti e per grossi interessi economici.  Papa Giovanni Paolo II considerava la costruzione della Pace un compito urgente per tutti e non solo per coloro che, come Lui, avevano la possibilità di parlare ed essere ascoltati dai responsabili della politica mondiale. Egli richiamava tutti a compiere gesti di pace, mettendo Egli Stesso in pratica quello che predicava. E' stato il primo Papa a visitare tutti i continenti ed è eccezionale il suo consueto gesto di baciare la terra ogni volta che scendeva dall'aereo, gesto che rendeva preziosa tutta la terra del mondo e che si poteva considerare come gesto di umiltà e di pace. Il fine di lavorare per la pace si può riscontrare quando tentava di sanare le divisioni tra le Religioni. Un tentativo fu fatto nel 1986 quando Egli invitò i Leader religiosi a riunirsi nella città di Assisi e quando definì gli Ebrei "nostri fratelli maggiori" quando visitò nel 1986 la Sinagoga Maggiore di Roma. Viene ora presentata una parte di uno splendido documento, donato dalla PAX CHRISTI INTERNATIONAL, che si ringrazia vivamente, nel quale emerge la grande Umiltà e l'Amore del Papa verso la Pace nel Mondo.  

 

Salutiamo il Papa della Pace
Pax Christi International Facciamo memoria di Giovanni Paolo II
pubblichiamo la traduzione italiana del comunicato stampa rilasciato da Pax Christi International in occasione della morte di Giovanni Paolo II
Pax Christi International
3 aprile 2005
Salutiamo il Papa della Pace
Pax Christi International ha appreso con profonda costernazione della morte di Papa Giovanni Paolo II, un grande apostolo della giustizia e della pace.

Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme e Presidente Internazionale, il Segretario Internazionale Etienne De Jonghe, i vescovi e gli aderenti a Pax Christi, hanno pregato per il Papa Giovanni Paolo II in questi giorni in cui si preparava ad incontrare il volto di Dio. Pax Christi esprime l'apprezzamento più sincero per l'autorevole testimonianza di pace e di giustizia offerta da Giovanni Paolo II alla Chiesa Cattolica e all'umanità intera.

Etienne De Jonghe, Segretario Internazionale del movimento cattolico per la pace, ha dichiarato: "Il nostro perenne ricordo di Papa Giovanni Paolo II sarà la sua inflessibile fermezza nel promuovere la pace e nell'escludere la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. E' stato questo il tema dominante del suo pontificato."

Il Papa ha sempre mostrato un'alta considerazione per Pax Christi tanto da esprimerla in modo esplicito nel corso dell'udienza privata del 1995 durante il cinquantesimo anniversario di Pax Christi Internazionale: "Movimenti come il vostro sono preziosi. Essi aiutano a richiamare l'attenzione delle persone nei confronti della violenza che infrange l'armonia del genere umano che risiede nel cuore stesso della creazione. Aiutano a sviluppare una maggiore coscienza in modo che la giustizia e la ricerca del bene comune possano prevalere nelle relazioni tra gli individui e tra i popoli".

Papa Giovanni Paolo II considerava la costruzione della pace un compito urgente per tutti e non solo per coloro che, come lui, avevano la possibilità di parlare ed essere ascoltati dai responsabili della politica mondiale. Egli richiamava tutti e tutte a compiere "gesti di pace", mettendo egli stesso in pratica quello che predicava. E' stato il primo Papa a visitare tutti i continenti, e il suo consueto gesto di baciare la terra ogni volta che scendeva dall'aereo costituiva al tempo stesso un simbolo dell'unità del mondo e della preziosità di ogni sua parte.

Nel 1981 a Hiroshima: "Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace... Promettiamolo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle: lavoreremo senza sosta per il disarmo e per la messa al bando di tutte le armi nucleari..."

A Coventry, durante la guerra delle Isole Falkland Malvinas (1982): "La guerra dovrebbe appartenere ad un passato tragico, alla storia; non dovrebbe trovare posto nell'agenda dell'umanità per il futuro.".

Pax Christi International ha apprezzato soprattutto il riconoscimento da parte di Papa Giovanni Paolo II della necessità di creare una cultura di pace e di nonviolenza. Per più di 25 anni i suoi messaggi annuali per la Giornata Mondiale della Pace hanno analizzato i requisiti di un mondo di pace. Le organizzazioni che fanno parte di Pax Christi in tutto il mondo hanno accolto e diffuso questi temi di riflessione con lo studio, con la preghiera e promuovendo azioni a livello locale.

I membri di Pax Christi proseguiranno su questo percorso e faranno propria la preghiera di Papa Giovanni Paolo II:
"Ascolta la mia voce, è la voce delle vittime di tutte le guerre e violenza tra individui e tra nazioni..."
Ascolta la mia voce, io parlo a nome delle moltitudini che in ogni Paese e in ogni epoca storica rifiutano la guerra e sono pronti a percorrere la strada della pace..."

Adesso tutti i potenti della terra dimostrino il reale cordoglio per la perdita di un Uomo di Dio, con i fatti e non soltanto con lunghi, artificiali e noiosi discorsi o occupando i posti d'onore ai funerali. Che facciano un passo indietro e mettano fine ad ogni guerra. Il Papa ha dimostrato che la Pace, la Libertà e la Democrazia sono possibili senza armi e senza guerre, con questi strumenti si ottengono solo dolore e disperazione, e le uniche innocenti vittime sono sempre i più deboli

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SECONDA ASPIRAZIONE: ANTEPORRE LA LIBERTA' IN TUTTE LE SUE AZIONI

La libertà, in senso assoluto, ontologico, è tuttavia il risultato di un fascio di altre specifiche libertà: dalla miseria, dalla fame, dall'ignoranza, dalla sopraffazione, dalla violenza morale e fisica. Ecco quindi che anche il sistema fondato sulle libertà politiche, e tra queste sulla libertà economica, si manifesta per molti aspetti e in molti casi limitatore o violatore della libertà. Da qui discende il giudizio negativo di Giovanni Paolo II anche verso quel sistema occidentale che ha una visione formalistica e meccanica delle libertà e non considera in modo sufficiente le ombre e le sofferenze che le varie libertà che esso garantisce comunque producono.

Le somme delle libertà negate o praticate in modo da ledere quelle degli altri conducono alle guerre, che a Wojtyla appaiono, se così si può dire, come fasi di sospensione generalizzata della libertà di tutti, e quindi occasioni di ulteriori mali. Perché la rinunzia alla guerra significa, per Wojtyla, conservare spazi di libertà. In questo modo si chiude il cerchio coerente del suo pensiero, che non ha quindi niente a che vedere con il pacifismo come scelta politica. Da qui la sua condanna di tutte le guerre che si sono scatenate durante il suo pontificato: qualsiasi spiegazione politica che ne sia stata data era ed è sbagliata. Convenne alla destra in una prima fase strumentalizzare il papa in funzione anticomunista; è convenuto alla sinistra in una seconda fase strumentalizzare il papa in funzione antiamericana. Questa è logica politica, comprensibile, ma inapplicabile a Giovanni Paolo II. Chi lo ha fatto ha sbagliato, cedendo alla tentazione di avere dalla propria parte il papa. Un papa che ha saputo sperò svincolarsi da qualsiasi abbraccio contaminante.

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TERZA  ASPIRAZIONE: PERDONARE IL PROSSIMO E CHIEDERE PERDONO

Giovanni Paolo II in molte occasioni ha offerto esempi di riconciliazione, in special modo nel momento in cui ha avuto il coraggio di perdonare l'uomo che aveva attentato alla sua vita nel 1981. Ha pregato per il suo attentatore, Mehmet Ali Agca, e in seguito gli ha fatto visita in carcere.

Come mai era avvenuto precedentemente, nel corso del suo pontificato Giovanni Paolo II ha dato inizio a una serie di richieste di perdono per le colpe commesse dalla Chiesa nella storia.

Visitando l'Isola di Goree in Senegal nel 1992, riferendosi "all'orribile aberrazione di coloro che riducevano in condizione di schiavitù fratelli e sorelle che il Vangelo aveva chiamato alla libertà", disse: "Da questo santuario africano testimone del dolore nero, impetriamo perdono dal cielo..."

Come parte di una solenne cerimonia dell'anno giubilare, Giovanni Paolo II chiese perdono dei peccati commessi contro il popolo di Israele. Nell'anno 2000, mentre pregava in Yad Vashem, il Memorial dell'Olocausto, dichiarò: "La Chiesa Cattolica è profondamente rattristata per l'odio, gli atti di persecuzione e gli atteggiamenti antisemiti diretti contro gli ebrei da parte dei cristiani in qualsiasi momento e in qualunque situazione".

In molte occasioni e in luoghi in cui si sono manifestati i peggiori atti contro l'umanità, il Papa ha ispirato speranza e determinazione per un cambiamento costruttivo.

Per concludere, Karol Wojtyla è il Papa che ha chiesto perdono a tutti: agli africani per la tratta degli schiavi, durante la visita all'isola di Gorée in Senegal da cui partivano le navi negriere dirette in America, il 22 febbraio 1992; agli scienziati, il 31 ottobre 1992, riabilitando Galileo che era stato condannato dalla Chiesa per le sue idee copernicane (ma il processo di revisione era stato iniziato già il 3 giugno 1981!); agli Ebrei per l'Antisemitismo, durante la visita al Muro del Pianto; ai Greci per il sacco di Costantinopoli durante la Quarta Crociata, nel corso della sua visita ad Atene il 4 maggio 2001; e anche a coloro che non avevano nulla da farsi perdonare.


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QUARTA  ASPIRAZIONE: TENTARE DI UNIRE LE VARIE RELIGIONI

Sanare le divisioni tra le religioni ha rappresentato una sua priorità. Nel 1986, i leader religiosi del mondo, su invito del Papa, si riunirono nella città di Assisi e insieme si impegnarono a lavorare per la pace. Allo stesso modo nel 1986, visitò la Sinagoga Maggiore di Roma definendo gli ebrei "nostri fratelli maggiori".

Così come la visita alla Sinagoga di Roma, quando Giovanni Paolo II chiamò gli ebrei “fratelli maggiori”. La storica visita a Gerusalemme, poi, pose fine a secoli di conflitti e di reciproca diffidenza e fece cadere definitivamente l’accusa di deicidio che per secoli i cattolici avevano rivolto a uomini e donne di religione ebraica. Ma il Pontefice, non bisogna dimenticarlo, ricercò anche il dialogo con l’Islam. Ebbe la consapevolezza, in sostanza, che il confronto interreligioso è essenziale per governare la globalizzazione e che è possibile scongiurare un conflitto di civiltà se le religioni assolvono a un dovere di reciproco riconoscimento.

Ad Atene, dopo un incontro con il presidente greco, il papa si è recato per una "visita di cortesia" da Christòdoulos, capo della chiesa ortodossa.. Wojtyla è stato introdotto nello studio dell'arcivescovo, che lo ha salutato con cortesia.Christòdoulos, al termine del discorso papale, ha applaudito e, salutandolo, ha abbracciato il papa. Nel pomeriggio, i due si sono di nuovo incontrati presso l'Aeropago, là dove Paolo aveva annunciato ai greci il "Dio ignoto" (cioè il Dio incarnato in Cristo), e qui hanno firmato una Dichiarazione comune in cui si legge: "Noi condanniamo ogni ricorso alla violenza, al proselitismo, al fanatismo in nome della religione". E, ancora:"Ci rallegriamo del successo e del progresso dell'Unione Europea… La tendenza emergente a trasformare alcuni Paesi europei in Stati secolarizzati senza alcun riferimento alla religione costituisce un regresso e una negazione della loro eredità spirituale... Sarà nostro compito fare il possibile, perché siano conservate inviolate le radici e l'anima cristiana dell'Europa".

                        

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QUINTA  ASPIRAZIONE: COMBATTERE LE VIOLENZE 

Nel 1979, durante "la crisi" irlandese: "Rivolgo un appello ai giovani appartenenti a organizzazioni che fanno ricorso alla violenza... Non ascoltate le voci che parlano la lingua dell'odio, della vendetta, della rappresaglia..."

In ogni crisi internazionale Giovanni Paolo II si è rivolto a tutte le parti per far prevalere il dialogo e la ragione sulla violenza. Prima della guerra in Iraq nel 2003, aveva messo in guardia dicendo che: "la guerra non è mai semplicemente un'opzione tra le altre cui far ricorso per risolvere una controversia tra le nazioni".

Condannando "ogni atto terrorista" in Medio Oriente, il Papa nel 2003 dichiarò che "non di muri ha bisogno la Terra Santa ma di ponti".

 

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SESTA ASPIRAZIONE: RIUNIRE SEMPRE PIU' I GIOVANI E COLLOQUIARE CON LORO

 

WOJTYLA DAI GIOVANI HA AVUTO MOLTO E MOLTO HA DATO

 

CITTA' DEL VATICANO - ''Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e per questo vi ringrazio'': sono con ogni probabilita' le ultime                                                                                                    parole di Giovanni Paolo II, dette con gran fatica ieri sera, e sono rivolte ai ragazzi che vegliavano in piazza sotto le sue finestre.

''Portera' i giovani dove Lei vorra''', gli aveva profetizzato lo scrittore e giornalista francese Andre' Frossard nel 1980. ''Credo piuttosto                                                                                                    che saranno loro a guidarmi'', gli aveva risposto Giovanni Paolo II. Entrambe le affermazioni si sono rivelate vere perche' tra Papa                                                                                               Wojtyla e le nuove generazioni si e' creato un legame cosi' stretto e straordinario, che ciascuna parte ha ricevuto e donato all'altra                                                                                                         coraggio, forza, entusiasmo.
Le immagini piu' belle del pontificato, sicuramente quelle piu' spettacolari, si devono agli incontri con i giovani che hanno punteggiato                                                                                             non solo i viaggi internazionali di Wojtyla, ma anche la sua vita in Vaticano, le sue uscite domenicali nelle parrocchie romane, i suoi                                                                                          documenti, i suoi pensieri e battute.

''Abbiamo bisogno della gioia di vivere che hanno i giovani: in essa si riflette qualcosa della gioia originaria che Dio ebbe creando                                                                                                l'uomo'', scrisse il Papa nel suo libro del 1994, ''Varcare la soglia della speranza''. ''A me piace sempre incontrare i giovani; non so                                                                                                    perche' ma mi piace; i giovani mi ringiovaniscono'', confesso' sinceramente a Catania nel 1994. ''Si deve puntare sui giovani. Io lo                                                                                                        penso sempre. A loro appartiene il Terzo Millennio. E il nostro compito e' di prepararli a questa prospettiva'', disse ai parroci romani                                                                                                       nel 1995.

Karol Wojtyla e' stato sempre, sin da quando era un giovane prete, un punto di riferimento per le nuove generazioni. Gli universitari                                                                                           scoprirono presto che quel sacerdote era diverso dagli altri preti: non parlava loro solo di Chiesa, di religione, ma anche dei loro                                                                                                    problemi esistenziali, l'amore, il lavoro, il matrimonio. E fu in quel periodo che Wojtyla invento' ''l'apostolato dell'escursione'',                                                                                                      portandosi ragazzi e ragazze in montagna, o nei campeggi o sui laghi. E per non dare nell'occhio, si vestiva con abiti civili, e gli                                                                                                   studenti lo chiamavano ''Wujek'', zio.
Divenuto Papa, ha immediatamente stabilito un rapporto speciale con i giovani. Con i ragazzi ha sempre scherzato, parlato a braccio,                                                                                       costruendo una nuova immagine di Pontefice romano, lontana da quella ieratica di molti dei suoi predecessori. Lui stesso ne era                                                                                                  cosciente. ''Ma quanto chiasso! Mi date la parola?'' rimbrotto' scherzosamente i giovani in una delle sue prime udienze, il 23                                                                                                                novembre 1978, nella Basilica vaticana . ''Quando sento questo chiasso - prosegui' - penso sempre a San Pietro che sta qui sotto.                                                                                                             Mi chiedo se sara' contento, ma penso proprio di si'...''.

La domenica delle Palme del 1984, Giovanni Paolo II ha deciso di istituire la Giornata mondiale della gioventu', un incontro con                                                                                                     cadenza biennale tra il Papa e i giovani cattolici di tutto il mondo, che in fondo altro non e', in termini molto piu' vasti, che                                                                                                    quell'apostolato ''dell'escursione'' adottato negli anni di parroco a Cracovia. Si e' rivelato un successo straordinario, al di la'                                                                                                                   di ogni aspettativa. Oltre un milione di ragazzi lo hanno accolto a Buenos Aires in Argentina nell'aprile del 1987; centinaia di migliaia                                                                                                     a Santiago De Compostela in Spagna nel 1989; un milione a Czestochowa in Polonia, nell'agosto 1991; 300 mila a Denver in Colorado                                                                                       

(Usa) nell'agosto del 1993; la cifra record di quattro milioni  di persone a Manila, nelle Filippine, nel gennaio 1995; un milione a Parigi                                                                                       nell'agosto del 1997; quasi due milioni a Roma per la Giornata Mondiale, in occasione dell'anno giubilare, nell'agosto del 2000; 700.000                                                                                                 a Toronto, nel 2002.
In quelle occasioni, Giovanni Paolo II non ha mai blandito i giovani, non ha pronunciato discorsi facili. Tutt'altro. A Denver ad esempio,                                                                                                ha condannato con durezza le societa' permissive che consentono l'aborto e la contraccezione. A Roma, ha spronato i suoi giovani                                                                                                         interlocutori ad un impegno coraggioso e militante. ''Voi difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi                                                                                          rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di     fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita                                                                                          

 in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre piu' abitabile per tutti'',                                                                                               ha detto di fronte all'immensa platea di Tor Vergata.
Ma nelle Giornate mondiali della gioventu' non sono mancavati certo le battute e gli scherzi. ''We love you Pope Lolek (ti amiamo                                                                                                   papa Lolek)'', gli ha gridato la folla di Manila. ''Lolek e' un nome    da bambino, io sono vecchio'', la risposta di Wojtyla. ''Noo! Noo!'',                                                                                                       rumoreggio' la piazza. ''No? Lolek e' poco serio, Giovanni Paolo II e' troppo serio. Chiamatemi Karol'', concluse il pontefice. O    ancora,                                                                                                 sempre a Manila: ''John Paul II, we kiss you (Giovanni Paolo II ti baciamo).'' ''I Also kiss you, all you, no jealousy (anch'io vi bacio, tutti,                                                                                           nessuna gelosia..)'', ha risposto il Papa. Tanti  anche i momenti toccanti: come quando a Parigi (nel 1997), dieci giovani provenienti                                                                                                 

da diversi paesi del mondo si sono presi per mano e hanno preso per mano Wojtyla, ormai curvo e insicuro sulle gambe, ed insieme                                                                                                    hanno attraversato la grande spianata del Trocadero, proprio davanti alla Torre Eiffel, su cui era stata accesa la  scritta luminosa del                                                                                                  conto alla rovescia per il 2000: rimane una foto simbolo dell'ingresso nel Terzo Millennio.

Anche nelle parrocchie romane, il Papa ha sempre incontrato i ragazzi e davanti a loro si e' lasciato andare spesso a ricordi e                                                                                                      riflessioni: ''vi auguro di rimanere sempre giovani, se non con le forze fisiche, di rimanere giovani con lo spirito; questo si puo'                                                                                                      ottenere e raggiungere e questo io sento anche nella mia esperienza. Vi auguro di non lasciarvi invecchiare; ve lo dico io,                                                                                                           giovane vecchio e vecchio-giovane'' (dicembre 1998). Ma il rapporto tra il Papa e i giovani supera la dimensione mondiale                                                                                                                delle Giornate della gioventu': a Trento, nel 1995, ad esempio, messo da parte il discorso preparato, ha trasformato l'incontro                                                                                                              con i giovani in un happening di battute e riflessioni, da ''giovani, oggi bagnati: domani forse raffreddati'', motivato dalla pioggia,                                                                                                         a ''chissa' se i padri del concilio di Trento sapevano sciare'' e ''chissa' se saranno contenti di noi'', fino a guidare il coro dei giovani                                                                                               roteando il bastone.

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SETTIMA ASPIRAZIONE: COMBATTERE IL CAPITALISMO

Papa Giovanni Paolo II ha approfondito particolarmente i temi della guerra, della pace, della libertà, della giustizia e dei diritti umani da molte angolature diverse e in ogni occasione possibile. Le sue lettere encicliche analizzavano la complessità delle relazioni internazionali in un periodo in cui si riconosceva l'influenza del ruolo del Papa polacco nel porre fine alla Guerra Fredda tra l'Est e l'Ovest e la caduta del comunismo in Europa. Nello stesso tempo, il Papa ha ripetutamente identificato "il peccato strutturale" dell'ingiustizia che soffrono i poveri del mondo e ha criticato duramente il mercato di valori capitalisti che li sostiene.

Per lui il capitalismo senza regole non poteva risolvere i problemi dell’umanità. La sua costante preoccupazione, anzi, è stata quella di richiamare il capitalismo vincente a non smarrire la centralità e la dignità della persona umana e la necessità di garantire a tutti tutele e diritti. In questo si ritrova il Giovanni Paolo II erede del Concilio Vaticano II. Del quale, tra l’altro, era stato un protagonista. In ogni caso la sua tensione a far vivere la fede nell’era della globalizzazione si ritrova in alcune scelte di grandissimo valore. Nel dialogo interreligioso, prima di tutto.

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    OTTAVA  ASPIRAZIONE:  RICHIEDERE  AL POLITICO CHE FACCIA IL PROPRIO DOVERE

Saranno ora presentati alcune affermazioni fatte da Papa Paolo II qunando si presentò nel Parlamento Italiano Giovedì 14 Novembre 2002:  "Davvero profondo è il legame esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben sappiamo che esso è passato attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse, non sfuggendo alle vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo al tempo stesso riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso degli eventi, esso ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di Roma, e quindi per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.
A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della reciproca indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che l'Italia ha dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a Pio XI, il Papa della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di Roma, e, più vicini a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io stesso, come Giovanni Paolo I, ho voluto assumere il nome."

"Alla luce della straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso dei secoli a partire dalla Roma pagana, come non sentire l'impegno, ad esempio, di continuare ad offrire al mondo il fondamentale messaggio secondo cui, al centro di ogni giusto ordine civile, deve esservi il rispetto per l'uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti? A ragione già l'antico adagio sentenziava: Hominum causa omne ius constitutum est."

"Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732).

"Voi stessi, come responsabili politici e rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un esempio particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto più la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i contrasti. La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai cittadini."

"Non posso sottacere, in una così solenne circostanza, un'altra grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione."

"La formazione intellettuale e l'educazione morale dei giovani rimangono le due vie fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della vita.
L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. E' mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente all'"essere" che gli è proprio."

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                NONA  ASPIRAZIONE: SALVAGUARDARE  LA  VITA 

CITTÀ DEL VATICANO - «L'aborto è il principio che mette in pericolo la pace del mondo». Giovanni Paolo II è tornato a condannare l'interruzione della gravidanza, utilizzando le parole di Madre Teresa di Calcutta, nel corso di un'udienza al Movimento per la vita.«È vero», ha detto commentando le parole di Madre Teresa, «non può esserci pace autentica senza rispetto per la vita».

«Insidie ricorrenti minacciano la vita nascente», sottolinea Giovanni Paolo II, anche perché il «lodevole desiderio di avere un figlio» spinge «talora a superare frontiere invalicabili». Il Papa ha parlato di «embrioni generati in soprannumero, selezionati, congelati», che «vengono sottoposti a sperimentazione distruttiva e destinati alla morte con decisione premeditata». Secondo il papa, nella nuova legge si dovrà tenere conto del «principio che tra i desideri degli adulti e i diritti dei bambini», «ogni decisione va misurata sull'interesse dei secondi». Ricordando le richieste del Movimento per la Vita, Giovanni Paolo II ha parlato di una legge che «difenda i diritti dei figli concepiti», il «più concretamente possibile». Diritti del «bambino non ancora nato, anche se concepito con metodiche artificiali di per sè moralmente inaccettabili». Al momento l'iter del testo di legge è in discussione alla commissione Salute del Senato. Ma i tempi sono molto rallentati, tanto che già a febbraio L'Osservatore Romano aveva sollecitato il Parlamento ad accelerare l'approvazione.

Per terminare Papa Giovanni Paolo II ha più volte affermato che la vita deve essere sempre salvaguardata, perfino durante i rapporti sessuali nei quali non dovrebbe essere utilizzato alcun tipo di anticoncezionale.

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Giuseppe  Sampognaro