GLI ARMAMENTI NUCLEARI IN IRAN: UN RISCHIO PER L'INTERA UMANITA?
Reuters - Mar 31 Gen
TEHERAN (Reuters) - L'Iran ha minacciato oggi di sospendere ogni
ispezione dell'Onu nelle sue centrali atomiche e di riprendere il
programma di arricchimento dell'uranio se sarà deferito al Consiglio
di sicurezza dell'Onu come deciso dai cinque membri permanenti del
Consiglio.
In un rapporto non pubblicato, l'agenzia di controllo dell'Onu ha detto che l'Iran ha già cominciato i preparativi per l'arricchimento dell'uranio da cui potrebbe ricavare combustibile per le bombe, mentre continua a ostacolare indagini che riguardino le sue attività nucleari. Le grandi potenze hanno detto che l'incontro di emergenza dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) previsto per giovedì prossimo dovrebbe "riferire al Consiglio di Sicurezza le azioni necessarie da parte dell'Iran". Ma hanno precisato che prima di prendere qualsiasi decisione il Consiglio dovrebbe attendere finché il capo dell'Aiea Mohamed el Baradei riferisca del programma nucleare iraniano all'incontro regolare dell'Aiea previsto per il 6 marzo. Il che concede a Teheran altre settimane per tentare di negoziare una via d'uscita dalla crisi, anche se finora ha dimostrato poca volontà di arrivare a un compromesso. "Non abbandoneremo mai i nostri diritti alla tecnologia nucleare e nel caso in cui la questione fosse deferita al Consiglio di Sicurezza, l'Iran bloccherà l'attuazione del Protocollo addizionale", ha dichiarato il presidente iraniano Mahmoud Ahmedinejad all'agenzia d'informazione non ufficiale Mehr. Il protocollo addizionale del Trattato di non proliferazione nucleare, firmato ma non ratificato dall'Iran, conferisce agli ispettori dell'Onu maggiori poteri di accedere ai siti sospetti. Mehr ha citato anche il capo dei negoziatori Ali Larijani, il quale ha detto che l'Iran revocherà ogni sospensione delle attività nucleari se deferito o citato al Consiglio di Sicurezza. Una nota congiunta emessa dopo un incontro finito a tarda notte a Londra tra i ministri degli Esteri delle cinque grandi potenze più la Germania e l'Unione europea ha esortato l'Iran a ripristinare la moratoria su tutte le attività legate all'arricchimento dell'uranio, sotto la supervisione dell'Aiea. L'Iran, che sostiene che il suo programma nucleare sia solo a scopi pacifici, ha detto nei giorni scorsi che avrebbe ripreso la ricerca nucleare sospesa da due anni e mezzo. Ha rimosso i sigilli dell'Onu alle attrezzature per l'arricchimento dell'uranio nell'impianto di Natanz nella zona centrale dell'Iran il 9 gennaio. LAVORI DI RESTAURO Nel rapporto non pubblicato che sarà oggetto di discussione della riunione dei 35 paesi dell'Aiea giovedì, l'agenzia afferma che l'Iran non ha ancora cominciato a purificare l'uranio ma ha iniziato enormi lavori di restauro a Natanz. L'Iran ha anche rifiutato che l'Aiea interrogasse uno scienziato legato ai tentativi di acquistare equipaggiamento che potrebbe essere usato per armamenti nucleari o a scopi pacifici e non ha permesso che l'Aiea copiasse un documento "legato alla fabbricazione di componenti di armamenti nucleari", anche se l'agenzia lo ha potuto consultare. "La richiesta degli ispettori di intervistare lo scienziato è stata rifiutata perché hanno detto che è un militare", ha detto un alto funzionario vicino all'Aiea . Lo scienziato è legato a Lavisan, un sito militare che l'Iran ha raso al suolo nel 2004 prima che gli ispettori potessero eseguire degli esami di laboratorio su particelle di uranio. Un alto funzionario iraniano a Vienna ha valutato in maniera positiva il rapporto. "Dimostra che l'Iran ha collaborato a pieno (con l'Aiea) e ha fornito tutto ciò che l'agenzia ha richiesto. E dimostra che deferire l'Iran al Consiglio di Sicurezza potrebbe non avere senso e non recherebbe beneficio a nessuno". La Russia e la Cina hanno opposto resistenza alla pressione esercitata dagli Usa e dagli alleati europei per un veloce ricorso al Consiglio di Sicurezza, che ha il potere di imporre sanzioni. Coinvolgere il Consiglio di Sicurezza sarebbe "la fine della diplomazia", ha detto Larijani alla televisione di stato. "Se questi paesi usano tutti i mezzi ... per esercitare pressioni sull'Iran, l'Iran userà la propria capacità nella ragione", ha detto ancora Larijani all'agenzia di stampa Isna. Non è chiaro a che capacità regionale si riferisse. Analisti e diplomatici ritengono che l'Iran, che ha legami con partiti e militanti islamici, intenda creare problemi all'Occidente in Iraq, Libano o territori palestinesi. |
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Per la questione nucleare
L'Aiea deferisce l'Iran al Consiglio di sicurezza
Ahmadinejad: "Non accetteremo più ispezioni
a sorpresa nei nostri impianti"
Gli Usa non escludono l'opzione militare
contro l'Iran
Il vertice straordinario del Consiglio dei
governatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) del 4
febbraio a Vienna ha approvato a maggioranza una risoluzione con la quale ha
dato mandato al direttore generale El Baradei di inviare all'Onu un rapporto
informativo sul contenzioso nucleare con l'Iran. Il rapporto scritto sotto la
dettatura dei paesi imperialisti indica una serie di misure che il governo di
Teheran dovrebbe mettere in pratica entro la prossima riunione ordinaria del
Consiglio, in porgramma per il 6 marzo: la sospensione di ogni iniziativa
collegata all'arricchimento dell'uranio, la rinuncia allo sviluppo di un
reattore per la produzione di plutonio, la ratifica del protocollo aggiuntivo
del Trattato di non proliferazione nazionale (Tpn). In pratica è una specia di
ultimatum all'Iran, con scadenza 6 marzo, dopodiché se il rapporto di El
Baradei sull'attuazione di queste misure fosse negativo dall'Aiea la questione
passerebbe al Consiglio di sicurezza dell'Onu che potrebbe adottare quantomeno
le sanzioni già da tempo richieste dai paesi imperialisti. Nel contempo gli Usa
hanno ripetuto minacciosamente di non escludere l'opzione militare contro
l'Iran.
Il testo della risoluzione era stato messo a punto dal gruppo dei tre paesi
europei, Francia, Germania e Gran Bretagna che fanno da battistrada alle
pressioni Usa per impedire all'Iran di dotarsi della tecnologia nucleare. Alcuni
paesi non allineati, tra cui l'Egitto, avevano proposto che nel testo si
inserisse un riferimento all'esigenza di eliminare tutte le armi nucleari dal
Medio Oriente; un chiaro riferimento allo smantellamento dell'arsenale nucleare
sionista, l'unico illegale nella regione. Pur di portare a casa l'ultimatum nei
confronti dell'Iran l'emendamento è stato accolto dal Consiglio che ha comunqe
registrato, sui 35 componenti, 27 voti a favore della risoluzione, 3 contrari
(Siria, Venezuela e Cuba) e 5 astensioni (Algeria, Bielorussia, Indonesia, Libia
e Sudafrica). Fra i voti a favore quello dei cinque membri con diritto di veto
al Consiglio di sicurezza dell'Onu e cioè Usa, Francia, Gran Bretagna, Cina e
Russia, con le ultime due che pure si sono dichiarate contrarie a sanzioni
punitive all'Iran, in questa occasione allineate alle altre potenze imperialiste
per il deferimento all'Onu.
Gli Usa portano a casa l'ultimatum dell'Aiea e rincarano le minacce. Da
Washington il senatore McCain rispondeva all'ambasciatore russo presso l'Aiea,
che aveva precisato come a suo parere la risoluzione votata "non significa
la fine della via diplomatica", e ribadiva che l'opzione militare
"deve restare sul tavolo perché c'è una sola opzione peggiore di un
intervento militare ed è un Iran con la bomba atomica". In piena sintonia
con il cancelliere tedesco Angela Merkel che rilanciava la campagna imperialista
contro l'Iran accusando il paese di essere "oggi il principale sponsor del
terrorismo" e sentenziava: "noi vogliamo, noi dobbiamo impedire che
l'Iran sviluppi un programma nucleare".
Le richieste dell'Aiea sono strumentali, il governo iraniano durante il
negoziato con i tre paesi europei aveva sospeso la ricerca sull'arricchimento
dell'uranio e applicato volontariamente il protocollo aggiuntivo del Tpn. Una
volta verificato che per i paesi imperialisti l'obiettivo del negoziato è
quello di impedire all'Iran di sviluppare la ricerca per il nucleare civile,
come è suo diritto, il governo di Teheran aveva deciso di riprendere la ricerca
anche se la decisione non è ancora stata messa in pratica; lo sarà entro il 6
marzo annunciava il 12 febbraio il portavoce del governo iraniano, Gholam
Hossein Elham. In seguito alla decisione dell'Aiea il presidente iraniano
Ahmadinejad comunicava di porre fine anche all'attuazione volontaria del
protocollo aggiuntivo, che significa il blocco delle ispezioni a sorpresa degli
inviati dell'Aiea nei centri di ricerca e nei complessi industriali nucleari
irianiani. Ahmadinejad denunciava che l'Aiea aveva agito "sotto pressioni
politiche e senza basi legali, violando i diritti nazionali iraniani e senza
tenere in considerazione l'ampia collaborazione dimostrata finora
dall'Iran".
Il ministro degli Esteri iraniano Manoucher Mottaki in una recente intervista
aveva denunciato che "l'Occidente non vuole il progresso tecnologico
dell'Iran (...) Nei nostri piani non c'è l'atomica, nelle nostre credenze
religiose e nella dottrina della difesa iraniana non c'è posto per questi
armamenti. La verità è che l'Occidente vuole imporre un apartheid tecnologico,
creare due categorie di paesi, quelli che possono e quelli che non devono. Il
Tpn ci dà il diritto a questa tecnologia".
L'11 febbraio, in occasione del 27esimo anniversario della Rivoluzione islamica
in Iran, dal grande palco di piazza Azadi il presidente iraniano Ahmadinejad
ribadiva tra l'altro che Iran ha condotto le sue attività nell'ambito e nel
rispetto del Trattato di non proliferazione nucleare ma se i paesi occidentali
"continueranno a negare il nostro diritto a dotarci della tecnologia
nucleare a scopi pacifici" come spetta a ogni aderente al Trattato, l'Iran
potrebbe rivedere la sua adesione allo stesso Tnp.
15 febbraio 2006