La RISERVA NATURALE di VENDICARI (tra Noto e Pachino) in provincia di SIRACUSA

COME SI RAGGIUNGE: Si percorre la strada provinciale NOTO-PACHINO (o viceversa). Ad alcuni km da Pachino vi è l’indicazione (a sinistra percorrendo Noto-Pachino) che porta alla RISERVA DI VENDICARI.

La Sicilia Sud-Orientale è interessata da un esteso sistema di zone umide, comprendente i pantani Longarini, Cuba, Morghella e Vendicari. Questi ambienti, un tempo molto ben distribuiti nel territorio della regione siciliana, sono stati, fin dalle epoche passate, oggetto di intensive opere di bonifica che ne hanno provocato una drastica riduzione. Pertanto, appare evidente l'importanza di sottoporre a tutela questi lembi residui di zone umide, in considerazione, anche, della loro enorme valenza ecologica. L'inserimento di Vendicari nell'elenco delle zone umide di interesse internazionale, stabilito dalla convenzione di Ramsar, costituisce il doveroso riconoscimento della enorme importanza che quest'area riveste. L'inizio degli anni ottanta è stato, senza dubbio, il periodo più proficuo per quanto concerne l'impegno in tema di tutela ambientale. In quegli anni la Regione Siciliana provvedeva all'emanazione della Legge N. 84 con la quale si consentiva all'Amministrazione Forestale di procedere all'acquisizione al Demanio Regionale, di alcune aree al particolare interesse naturalistico, fra cui Vendicari. Durante lo svolgersi delle procedure espropriative, nel 1984 veniva emesso il decreto d'istituzione della Riserva Naturale Orientata "Oasi Faunistica di Vendicari" e contestualmente se ne affidava la gestione all'Azienda Foreste Demaniale della Regione Siciliana. Dal giugno 1989, l'area di Vendicari può di fatto considerarsi demaniale. La Flora presente nella Riserva di Vendicari: Per meglio comprendere la copertura vegetale di una determinata area è importante non tanto individuare tutte le specie presenti, cioè la flora,quanto il loro raggrupparsi in fitoassociazioni, in risposta alle varie situazioni ambientali (di suolo, umidità, salinità, esposizione, ecc.) ed in modo da caratterizzare tipi di vegetazione ben riconoscibili dall'essenza dominante: il Critmeto; l'Agropireto mediterraneo, il Cakileto, l'Ammofileto, l'Iparrenieto, il Salicornieto, ecc. Vendicari, come "zona umida costiera", è ricca di acque, ma questa abbondanza è sminuita ecologicamente dal loro alto tenore di salinità. Pertanto nei suoi ecosistemi possono vivere solo le piante (ma vale anche per gli animali) in grado di adattarsi a questo parametro e lo fanno in due modi diversi: diventando alofite o succulente. Le prime presentano succhi cellulari con alte pressioni osmotiche capaci di assorbire soluzioni circolanti a forte concentrazione. Le seconde accumulano nei tessuti riserve d'acqua dolce; si comportano cioè come quelle che vivono su suoli aridissimi. Queste piante presentano anche riduzione delle superfici fogliari per ridurre al minimo la traspirazione e quindi la perdita d'acqua, sia che abbiano foglie aghiformi come il Ginepro, o ridotte a squame come nei Tamerici, o riunite a rosetta aderente come nei limonium, o quasi mancanti come nelle Salicornie. Un altro fattore ambientale fortemente discriminante è la consistenza del substrato su cui si insediano le piante substrato roccioso e substrato sabbioso. Poiché tutta la fascia costiera di Vendicari è un continuo alternarsi di tratti rocciosi a tratti sabbiosi, la vegetazione presenta una corrispondente alternanza tra associazioni di piante rupicole ed associazioni di piante psammofile (amanti della sabbia). Se analizziamo le vegetazioni di un tratto roccioso, procedendo dal mare verso l'interno, riscontriamo la seguente serie: dopo una breve striscia afitotica, interessata dalla escursione di marea e dagli spruzzi delle onde più violente durante le mareggiate, si afferma una stretta (da 2 a 10 metri) fascia di vegetazione alofila-rupestre in cui domina il Finocchio di mare(Crithmum maritimum), la Cicoria spinosa (Cicorium spinosum), Limonium syracusanum e L. virgatum. A stretto contatto con questa fascia alofi lo-rupestre si stende una stretta fascia a gariga costituita da bassi cespugli a cuscino di Timo (Timus capitatus), Spinaporci (Sarcopoterium spinosum), Palma nana (Chamaerops humilis), Spazzaforno (Thymelaea hirsuta), fra cui abbondano le geofite come la magica Mandragora (Mandragora autumnalis), l'elegante Giaggiolo bulboso (lris planifolia), molte meravigliose orchidee. Questa gariga (che qui è un climax) verso l'interno passa a macchia con la dominanza di Lentisco (Pistacia lentiscus), Oleastro (Olea europaea sylvestris), Fillirea (Phyllirea angustifolia), Mirto (Myrtus communis), Scilla (Urginea maritima) ed ancora Palma nana, cioè le consuete sclerofille mediterranee più termofile. Se analogamente analizziamo un tratto di costa sabbiosa troviamo la seguente sequenza: dopo la zona afitotica incontriamo una vegetazione psammofila effimera la quale oltre che sulla sabbia si insedia sui resti organici (alghe, rami, fibre di Posidonia, ecc.) spiaggiati dal mare, per cui può assumere una valenza psammofila-nitrofila. Poche, ma significative le specie: Caklle maritima; Salsola kali, Euphorbia peplis, Polygonum maritimum. Seguono le associazioni psammofile perenni costituite da grosse graminacee rizomatose che consolidano le dune acquistando un forte significato ambientale di tipo costruttivo. Fra le specie più presenti ricordiamo: Agropyrum junceum mediterraneum, Sporobolus arenarius, Eryngium maritimum, Echinophora spinosa, Cyperus kallii, Cutandia maritima, Ammophila arenaria arundinacea, Medicago marina, Larenea resedifolia, Pancratium maritimum. Alle spalle di queste associazioni dominate dalle graminacee, in posizione più riparata rispetto al mare, si insedia una peculiare vegetazione: la macchia a Ginepro coccolone, dominata ovviamente da questa specie (Juniperus oxycedrus var. macrocarpa), ma con una ricca corte di altre essenze: Ephedra fragllis, Pistacia lentiscus, Phyllirea angustifolia, Clematis cirrhosa, Rosmarinus officinalis, etc. Questa macchia si sviluppa su tutto il tombolo prospiciente il Pantano Roveto e raggiunge il suo massimo splendore presso Cittadella dei Maccari. Man mano che ci allontaniamo dal mare e ci avviciniamo ai pantani la vegetazione diventa igrofila, ma sempre alofila e lungo le loro rive forma ampie praterie a Salicornia nelle quali, oltre a Salicornia fruticosa e S. radicantis, possiamo riscontrare Hyparrhenia hirta, Lotus edulis, Stipa retorta, Trifolium stellatum, lris sisyrinchium, oppure Arthrocnemum glaucum, Juncus subulatus, Limonium serotinum, Suaeda vera. Nella parte centrale dei pantani che rimane inondata per lunghi periodi troviamo una vegetazione sommersa, quindi non appariscente sopra il pelo dell'acqua, costituita da Ruppia maritima, Potamogeton pectinatus, Lamprothamnium papulosum. A ridosso delle rive interne dei pantani corre una fascia di depressioni nelle quali si insedia una vegetazione a Scirpi, Carici, Giunchi, ma soprattutto Cannuccia (Phragmites australis) La Fauna della Riserva: I pantani di Vendicari sono giustamente famosi come luogo di sosta per gli uccelli acquatici migratori. Sono oltre 200 le specie di uccelli finora osservate nella riserva; ogni periodo dell'anno ha i suoi ospiti tipici. I mesi autunnali, da fine agosto, sono i migliori per osservare i grossi trampolieri: negli stagni semi asciutti sono quasi sempre presenti, immobili come paletti, gruppi di grigi Aironi cenerini, bianche Spatole e Garzette, più raramente cicogne e Fenicotteri (gli ultimi possono capitare in realtà un pò tutto l'anno). Nelle acque basse e fangose si muovono ininterrottamente gruppi di piccoli trampolieri, Gambecchi, Fratini, Piovanelli, Pettegole, Pantane ecc.; molti dei quali di ritorno dalle aree di nidificazione artiche. Da novembre a marzo, con l'aumento del livello dell'acqua, gli stagni sono punteggiati di Folaghe, nere in gruppi compatti e che si immergono totalmente per cercare il cibo, ed anatre; fra queste le più comuni sono i Fischioni, le Alzavole, i Moriglioni, le Volpoche grosse e bianco-nere, i Germani reali dalla testa verde smeraldo. Molto numerosi in inverno anche i Gabbiani comuni, corallini e zafferani, qualche nero Cormorano è spesso posato, con le ali aperte, al centro del pantano Grande. La migrazione primaverile (marzo-maggio) con gli uccelli in rapida risalita dall'Atrica verso l'Europa, può riservare giornate eccezionali o grosse delusioni! Se il livello dell'acqua lo consente, se le condizioni del tempo costringono gli uccelli ad una sosta, si possono osservare grosse concentrazioni di trampolieri, tra cui Garzette, Spatole e gli Ibis Mignattai quasi neri e dal becco curvo, centinaia di Marzalole, piccole anatre dal sopracciglio bianco, molti Falchi di palude, gli stessi limicoli già osservati in autunno. Fra i pochi uccelli acquatici che si fermano a nidificare a Vendicari il più evidente è il Cavaliere d'Italia. Nei mesi estivi gli stagni, nuovamente semi asciutti e assolati, sembrano privi di vita, in realtà qualche airone è sempre presentee tra i numerosi Gabbiani reali sarà possibile scorgere il raro Gabbiano corso. Ma non ci sono solo uccelli a Vendicari, anzi ben rappresentate sono tutte le altre classi di Vertebrati: Pesci, Anfibi, Rettili e Mammiferi. I primi sono stati fin'ora poco studiati. Per gli Anfibi,  bisogna ricordare il Rospo verde, alofilo e molto più raro del Rospo comune. Delle nove specie di Rettili è facile incontrare il Biacco, un serpente di medie dimensioni, detto anche Milord per l'elegante livrea nera, ed il Colubro leopardino, il più bel serpente europeo. La Tartaruga palustre ha formato piccole popolazioni in diversi siti, ma è sempre un animale difficile da osservare. Tra i Mammiferi, il Coniglio selvatico e la Volpe sono molto numerosi e relativamente facili da osservare. È facile anche imbattersi nella Donnola impegnata ad inseguire topi e piccoli altri Mammiferi. Molto più difficile è l'osservazione delle specie notturne, come il Riccio e l'Istrice. Esistono anche tutta una moltitudine di piccoli Mammiferi terranei (topolini, Mustioli, Crocidure) e di Pipistrelli. La presenza degli Invertebrati (a parte il loro elevatissimo valore scientifico) è fondamentale per l'esistenza di qualsiasi ambiente naturale.Nessuna rete alimentare può essere conservata, nessun ecosistema può essere salvato, se non si garantisce la tutela degli Invertebrati. A Vendicari gli Invertebrati, oltre il già detto valore ecologico, hanno una enorme importanza scientifica per la biogeografia e per gli adattamenti (biologici ed etologici) I fondali della Riserva: I fondali di Vendicari si prestano ottimamente ad accogliere forme di ecoturismo blu riservato a tutte le età; è opinione degli esperti che nei prossimi anni questo tipo di turismo avrà una crescita esponenziale, soprattutto per le aree protette attrezzate ad accoglierlo. La fascia costiera rocciosa a sinistra della torre sveva non presenta varchi agibili per la balneazione. Conviene immergersi da una delle banchine situate tra la vecchia tonnara e la torre. Qui il fondo si presenta sabbioso misto a roccia e posidonia, non supera, per un'ampia fascia, i 10 metri di profondità, ed ospita fiorenti praterie di posidonia, abitate da pesci, crostacei e molluschi. E' possibile osservare qualche sarago S. Andrea (Diolodus vulgaris) un pesce gregario che razzola spesso dietro le triglie per cibarsi. dei vermi che queste, coi loro barbigli, scavano in cerca di cibo. Le cavità ospitano varie specie di blennidi che amano sostare sull'uscio: riconoscerete la bavosa gattoruggine (Blennius g.) dal caratteristico color marrone, la bavosa sfinge (Blennius sphinx) con la livrea damascata e i più piccoli "peperoncini" rossi e gialli. In primavera e sino a giugno è facile incontrare sotto la costa: la seppia (Sepia officinalis). Vendicari è soprattutto il regno della posidonia (Posidonia oceanica), una pianta marina che ha fiori e frutti, indice di un ecosistema sano. La prateria di posidonia svolge un ruolo importantissimo nell'ecosistema marino: innanzitutto quello di "polmone verde" del Mediterraneo, producendo, attraverso la fotosintesi, quantità enormi di ossigeno, poi come insostituibile nascondiglio per tutti gli avanotti che, tra le sue lunghe foglie nastriformi, trovano anche abbondante sostentamento sino all'età adulta. I "nastri" di posidonia, che raggiungono gli 80cm., sono raggruppati in "fasci" di quattro od otto esemplari, tenuti insieme da un fusto per buona parte interrato. La riproduzione avviene attraverso i frutti: trasportati dalle onde o dalle correnti, metteranno lontano le loro radici; la germinazione può anche avvenire per "moltiplicazione" attraverso la crescita del fusto e delle radici interne. Sebbene fino agli inizi del'900 la zona di Vendicari, come tutte le aree paludose del Mediterraneo, fosse resa estremamente insalubre dalla presenza della malaria, pure in tutti i tempi l'uomo vi ha svolto attività di cui oggi possiamo scorgere ed ammirare i segni, dall'età ellenistica ai nostri giorni. Insediamenti dovettero esserci già nella preistoria, come è testimoniato poco più a sud dalle grotte Calafarina e Corruggi, mentre i Fenici vi stabilirono un loro attracco, fra i tanti di cui necessitava la loro navigazione di cabotaggio. Attracco che successivamente sarebbe diventato un importante porto, specialmente dopo che la città di Noto ebbe acquisito il diritto di esportare grano A difesa del caricatore di Vendicari fu eretta, per volontà di Pietro D'Aragona (1416-1458) la Torre detta sveva per la tipologia della sua struttura di base, mentre il secondo ordine presenta uno stile diverso; rifacimenti si ebbero nel corso del Cinquecento, quando Giovanni De Vega la fortificò anche con l'istallazione di pezzi d'artiglieria e sappiamo che ancora nel 1798 svolgeva la sua funzione. Per molti secoli, infatti, la torre vigilò, solitaria ed austera, sulle incursioni dal mare di saraceni, pirati e barbareschi. Ancora oggi la sua mole domina il paesaggio di Vendicari, assieme alla vicina Tonnara la cui alta ciminiera ne denuncia la natura industriale: una fabbrica per inscatolare il tonno che abbondante veniva pescato nel mare prospiciente dalla tonnara vera e propria la cui attività, che si svolgeva tutti gli anni da maggio a settembre, cessò per i tragici eventi dell'ultimo conflitto (1 943). Attività millenaria quella della tonnara che, se anche trovò la sua organizzazione "moderna" sotto gli Arabi, probabilmente risale alla preistoria del mediterraneo. A Vendicari la sua testimonianza più antica è data dallo Stabilimento per la lavorazione del pesce di epoca ellenistica. Le attività principali di questo impianto erano due: la salagione del pescato in surplus (il tarichos) fra cui prevaleva il tonno, ma anche sgombri, e la preparazione del garum che era una sorta di sottoprodotto del primo in quanto venivano messi a macerare in vasche piene di acqua di mare, gli scarti dei tonni (soprattutto le viscere) assieme a minutaglia ittica varia. D'epoca classica è la Via Elorina, che collegava Siracusa alla parte più meridionale del territorio e di cui nella riserva sono ancora visibili ampi tratti, specialmente ad est del Pantano Piccolo. A Cittadella dei Maccari, l'Orsi accertò che tutto che colà esiste è di tempi bassissimi e bizantini. Egli dimostrò che Maccari, di cui non resta più nulla, si trovava a ben 3 km a SO di quel sito, dove invece sorgeva un insediamento bizantino del V-VI secolo d.C. di cui è rimasta solo una delle quattro chiese da lui individuate, la cosiddetta Trigona, e la necropoli costituita da quattro grandi catacombe, da fosse di forma trapezoidale e sepolcri a edicola di stile e fattura del tutto originali. ll sale per le suddette attività di salagione e di conservazione veniva prodotto sul posto, dove per le ampie superfici di depressione (i cosiddetti pantani) in prossimità del mare, si sviluppò un'intensa ed antica attività, quella delle Saline. L'attività cessò nel 1951.