L'integralismo islamico

Francesco Raimondi, 12 aprile 2004



Il declino dell'Impero Ottomano si è trascinato per più di due secoli, segnando la fine dell'ultima grande entità politica islamica per prestigio, estensione e durata storica. A questo lento declino è corrisposto un sempre maggiore coinvolgimento del Medio Oriente, centro propulsivo della elaborazione politica e culturale islamica, nel gioco politico europeo.

L'incontro-scontro con l'Europa in epoca moderna ha sottoposto l'Islam a una drammatica esperienza culturale e politica costellata da traumi e umiliazioni poiché ha provocato la presa di coscienza da parte degli intellettuali di cultura islamica della crisi delle proprie istituzioni politiche e culturali, dimostratesi incapaci di svilupparsi al pari delle Istituzioni Europee.

Gli intellettuali musulmani, sui motivi di questa differenza e sulle azioni da intraprendere per arrestare questa fase di decadenza culturale e politica del mondo islamico, si sono divisi in due opposte scuole di pensiero: la scuola laicizzante e la scuola della riforma religiosa. La storia politica e culturale del mondo islamico moderno e contemporaneo è l'esito della interazione e dello scontro tra questi due schieramenti.

La scuola laicizzante ha fondato la sua riflessione e la sua azione sul principio che l'unico modo efficace di rispondere alla sfida portata dall'Occidente fosse l'adozione - almeno parziale - degli strumenti politici, culturali ed economici che sembravano determinare la potenza europea per cui l'obiettivo dell'azione veniva individuato in una modernizzazione mirata a riprodurre il modello occidentale. Nella sfera politica questo significava adottare lo stato-nazione come modello organizzativo e il nazionalismo come ideologia propulsiva.

La scuola della riforma religiosa partiva, invece dal presupposto che la decadenza fosse da attribuire alla inadeguata realizzazione del modello islamico, capace di fornire, se correttamente realizzato, tutti gli strumenti necessari al benessere della Umma (comunità) e delle sue realizzazioni politiche per cui l'obiettivo dell'azione veniva individuato nella riforma religiosa che, liberando la dottrina e la cultura islamica da tutte le istituzioni e le pratiche corrotte depositate attraverso i secoli, avrebbe restituito alla Umma anche il benessere e la potenza di cui si era già dimostrata storicamente capace. Secondo l'ala cosidetta modernista di questa scuola, al recupero dei fondamenti della religione doveva affiancarsi un processo di sintesi tra il modello islamico e gli aspetti più utili della civiltà occidentale.

I pensatori appartenenti all'ala modernista avevano sviluppato un importante quadro intellettuale di riferimento raggiungendo però solo una élite ristretta, mentre l'iniziativa politica era stata monopolizzata dalla scuola laicizzante. Sia per il suo seguito ristretto agli intellettuali, sia per una sua compromissione con ideologie laicizzanti, il modernismo non è stato in grado di orientare politicamente la rinascita del sentimento religioso prodotta dalla crisi della modernizzazione. Altrettanto impotente si è dimostrato l'Islam ufficiale, cioè gli uomini e le strutture designati ufficialmente dai regimi al potere a gestire lo spazio riservato al fatto religioso all'interno dell'apparato statale (scuole, moschee, tribunali...).

Questo fallimento non ha portato in auge l'ala moderata modernista della scuola religiosa ma bensì la più radicale ala integralista poiché solo tali movimenti si sono trovati dotati di un messaggio e di una struttura adatti alla penetrazione capillare nella società. Essi sono stati maggiormente capaci di indirizzare la diffusa crisi socio-culturale del mondo musulmano emersa, particolarmente, negli anni Settanta. Tuttavia va sottolineato che i movimenti integralisti, divisi al loro interno per metodi e prospettive, non detengono il monopolio del fatto religioso: l'Islam tradizionale continua a esistere, ma soprattutto la maggioranza dei musulmani non aderisce al messaggio integralista e non condivide i metodi violenti delle frange più radicali. I principali movimenti integralisti

I movimenti integralisti, pur avendo in comune l'obiettivo della islamizzazione dello Stato e della Società, si differenziano a seconda del metodo dell'azione politica. Su questa base, possono essere divisi in due grandi categorie: movimenti riformisti e movimenti rivoluzionari. La differenza tra riformisti e rivoluzionari non richiede spiegazioni, salvo sottolineare che questa differenza di metodo non deriva tanto dalla elaborazione teorica, che spesso è esplicita solo sui principi comuni a tutti i movimenti, quanto dalla interazione con il contesto politico in cui il movimento si trova ad agire (stato laico o islamico, pluralismo o monopartitismo).

Sulla base dell'orientamento dottrinario possono invece essere individuati quattro tipi di movimenti.

Gradualista / Adattazionista
Si propone di realizzare l'islamizzazione della società gradualmente, accettando nelle tappe intermedie del processo compromessi di vario tipo con l'ordine politico sociale esistente, di cui cerca di sfruttare politicamente le aperture e le contraddizioni. Il movimento sciita Amal rientra in questa categoria ma in prevalenza sono Sunniti. Esponente principale di questa categoria è il movimento dei Fratelli Musulmani (Jam'iyya al - Ikhwan al-Muslimin), il più antico dei movimenti integralisti contemporanei, di origine egiziana, ma presente in tutto il mondo arabo dagli anni Trenta. Ha costituito un esempio ideologico e organizzativo per tutti i movimenti integralisti attuali.

Sciita / Rivoluzionario
Sono tutti quei movimenti sciiti che si ispirano al Khomeinismo iraniano, proponendosi la conquista del potere politico prima e l'islamizzazione della società poi. I punti salienti della dottrina di Khomeini sono i concetti di "contaminazione" (dell'Islam da parte di culture aliene ed empie, provenienti da Est e da Ovest), di "purificazione" (da attuarsi tramite l'applicazione letterale della Shar'ia), di "guerra santa" da combattersi contro i nemici interni ed esterni dell'Islam. Di tutti questi concetti, sottolineati più o meno da tutti gli ideologi integralisti, Khomeini ha enfatizzato soprattutto le implicazioni politiche: guerra all'imperialismo e instaurazione all'interno di un sistema di governo peculiare (governo del giureconsulto).

Sunnita / Rivoluzionario
Comprende il maggior numero di movimenti, ma non è quello più consistente per numero complessivo di seguaci. A questa tendenza appartengono i gruppi più radicali emersi all'inizio degli anni Settanta. L'ideologia, ispirata al pensiero dell'egiziano Sayyid Qutb (giustiziato da Nasser) e del teologo pachistano Sayyid Abul Ala Mawdudi (1903-1979), è caratterizzata dai concetti di "ignoranza" (jahiliyya: l'ignoranza che precede l'avvento dell'Islam, propria sia degli infedeli che dei miscredenti) e di "guerra santa" (jihad: inteso a significare anche la lotta violenta contro il potere politico interno). L'obiettivo principale per i gruppi che appartengono a questa tendenza è quello di combattere la guerra santa contro le società dell'ignoranza, i regimi al potere nel paese d'appartenenza e l'Occidente.

Messianico / Primitivista
Predica e pratica il ritorno ai puri costumi dell'Islam primitivo sotto la guida di un messia di cui la tradizione annuncia il ritorno alla fine dei tempi per restaurare la giustizia sulla terra. Questo tipo di movimento è il più vicino ai tanti che nel corso della storia islamica hanno risposto alle crisi ricorrenti con un messaggio di rigenerazione. Oggi i movimenti dichiaratamente messianici sono pochi, tuttavia questa componente affiora in tutti quei gruppi che si affidano a una guida unica e carismatica. Gruppi appartenenti a questo tipo sono attivi in Sudan, dove continuano la tradizione iniziata con la rivolta contro la penetrazione inglese nell'Ottocento, e in Arabia Saudita, paese in cui costituirono la primitiva base religiosa (e militare) della famiglia regnante.

Infine, in base al tipo di leadership, esiste una classificazione in movimenti a guida: Mahdista (da Mahdi: messia), quando la leadership è esercitata da chi si proclama il messia atteso per la fine dei tempi; Marjiista (da Maraji': fonte, autorità), quando la leadership è esercitata dai più sapienti dei dottori in scienze islamiche (leadership tipica dell'Islam sciita); Mujaddista (da Mujaddid: innovatore), quando la leadership è esercitata da personalità che, pur non vantando designazioni divine o riconoscimenti ufficiali, incarnano il ruolo del riformatore; Collegiale, quando la leadership è esercitata collegialmente, cioè non prevale un'unica figura carismatica.

Principi ideologici comuni ai vari movimenti

Religione e Stato: l'Islam è una dottrina onnicomprensiva e applicabile in ogni tempo e luogo. Di conseguenza la separazione tra Din (religione) e Dawla (stato) è inaccettabile: il Corano fornisce la legge (sha'ia) e lo stato la applica.

Corano e Tradizione: i fondamenti della dottrina islamica sono espressi nel Corano e nella Sunna (tradizione) del profeta Maometto e dei suoi compagni; solo il ritorno alle pratiche e ai precetti espresse in queste fonti può garantire la realizzazione dell'Islam. La sostituzione dell'ordinamento legislativo laico con la Shar'ia è la prima richiesta politica di tutti i movimenti integralisti.

Morale e Giustizia sociale: il ritorno alla tradizione passa in primo luogo per il ripristino dei valori e dei comportamenti corretti nella famiglia, che è la pietra angolare della società (divisione dei ruoli tra uomo e donna ed il rifiuto di tutti i comportamenti che la contraddicono), riconoscimento della proprietà privata ma il godimento limitato secondo quanto prescrive la legge islamica e subordinato al benessere complessivo della comunità (divieto di eccessivi arricchimenti e in particolare il prestito a interesse e quindi le banche) mentre una quota della ricchezza individuale e collettiva va canalizzata verso i più bisognosi).

Ignoranza e Guerra santa: esistono dei modi di vita, culture, ordinamenti sociali e politici, complessivamente caratterizzati dall'ignoranza dell'Islam, che contaminano i credenti e impediscono loro di realizzare il dettato religioso; contro tutto ciò i credenti militanti (mujahidin) devono combattere una guerra non solo difensiva e che può richiedere il sacrificio individuale. L'Occidente non è l'unico sistema da combattere perché l'Islam possa trionfare ma è il sistema che principalmente ha realizzato quella penetrazione politica, culturale ed economica del mondo dell'Islam a cui si ascrive la sua attuale contaminazione. L'Occidente inoltre sostiene i regimi falsamente islamici o dichiaratamente laici che opprimono i musulmani per cui, insieme ai regimi al potere nel mondo musulmano, è il principale bersaglio della Jihad integralista.