La RISERVA NATURALE
DI CAVAGRANDE in provincia di SIRACUSA
COME SI
RAGGIUNGE: Si raggiunge arrivando prima ad AVOLA e quindi proseguendo
per AVOLA ANTICA. Giunti in tale
località si trova l’indicazione che porta nella piazzetta dove vi è l’ingresso
al sentiero della FORESTALE che porta alla RISERVA DI CAVAGRANDE.
La riserva, istituita con Decreto dell'Assessorato
Territorio e Ambiente della Regione Sicilia del 14 marzo 1984, nasce come riserva
naturale orientata alla conservazione della vegetazione naturale, al ripristino
della vegetazione forestale mediterranea ed alla difesa ed incremento della
fauna mediterranea. Cava Grande del Cassibile, come tutte le "cave"
degli Iblei, è costituita da un profondo canyon che l'erosione fluviale, in
concomitanza al sollevamento orogenetico, ha inciso nelle formazioni
calcareo-marnose di età cretacico-miocenica, che caratterizzano il territorio.
Nonostante la severità dell'ambiente, l'uomo da tempi immemorabili ha sempre
vissuto nella cava e da essa tratto sostentamento. Ne sono testimonianza: i
resti di costruzioni rurali dirute, le vaste recinsioni con muri a secco, le
tracce dei coltivi abbandonati. In passato Cava Grande ha favorito lo sviluppo
di diverse attività economiche come la produzione di carbone, di corde
vegetali, di essenza di timo e la concia delle pelli, attività queste tutte
legate allo sfruttamento di risorse vegetali, che evidentemente abbondavano
nella cava. I carbonai utilizzavano le leccete, il bosco ripariale e
quant'altro poteva essere utile a produrre carbone; i "liamari"
raccoglievano le foglie dell'ampelodesma (Ampelodesmus mauritanicus), i
"satariddari" raccoglievano i cespugli di timo (Thymus capitatus),
utilizzati come materia prima nell'industria di estrazione dell'essenza, mentre
per l'attività conciaria veniva utilizzato il sommacco (Rhus coriaria), il
mirto (Myrtus communis) e talora anche il lentisco (Pistacea lentiscus).
L'energia idraulica del fiume è stata utilizzata in passato per azionare mulini
ed oggi per la produzione di corrente elettrica. Quest'ultimo utilizzo risale
all'inizio del nostro secolo, quando la S.E.S.O. (Società Elettrica della
Sicilia Orientale) realizzò un progetto di sfruttamento dell'energia idraulica
del Cassibile, costruendo una centrale idroelettrica e tutte le strutture
connesse al suo funzionamento (opere di presa, canale di presa e di adduzione,
serbatoio, galleria e condotta forzata, centrale e abitazioni per i dipendenti
e le famiglie). La costruzione di quest'opera assume oggi ancor più rilevanza
perché, essendo cessata nella cava ogni altra attività economica significativa,
i vecchi sentieri, non più in uso, sono scomparsi o divenuti impraticabili per
frane, smottamenti e quindi l'unico percorso all'interno della valle è
praticamente rappresentato dal sentiero che fiancheggia il canale di adduzione,
costruito dalla S.E.S.O. all'inizio del secolo, ma tenuto ancora oggi in
condizioni di efficienza dal personale ENEL. Gli accessi alla cava non sono
molti, tra i più agevoli ricordiamo: Sul lato Ovest, la strada che conduce
dalla S.S. 114 fino alla Centrale ENEL; la strada, a qualche chilometro dalla
centrale, è sbarrata da un cancello, superabile però a piedi. Sul lato Sud
della cava una mulattiera costeggia il margine del canyon, da qui si dipartono
alcuni sentieri, vecchie mulattiere, che scendono fino al serbatoio ENEL, o al
canale di adduzione ENEL. A monte del "Belvedere", attraverso
un'ampia strada, tracciata con gli escavatori, ma mai completata, legata ad un
progetto di sfruttamento turistico della valle, precocemente abbandonato. Per
queste sue caratteristiche Cava Grande del Cassibile risulta ancora poco
frequentata dal grande pubblico, anche se, specialmente durante il periodo
estivo, la cava è meta di numerosi giovani visitatori. Il territorio è
caratterizzato essenzialmente dall'altipiano costituito da rocce formatesi in
ambiente marino e innalzate in blocco nella posizione attuale, tant'è che
l'originaria successione stratigrafica non è interessata da vistose pieghe. I
litotipi che affiorano sono i calcari e le alternanze calcarenitico-marnose
della "Formazione Palazzolo", in alto, e le marne grigio-azzurre
della "Formazion Tellaro", in basso; nell'insieme le due formazioni
hanno un'età che va dal Miocene medio al Miocene sup.: da circa 15 a circa 6
milioni di anni fa. L'altipiano, dal momento della sua emersione, è stato
successivamente solcato e scavato dall'acqua, che ha creato quella profonda
incisione conosciuta come Cava Grande del Cassibile. Nel tratto terminale il
fiume Cassibile, l'antico Cacyparis, attraversa la pianura costiera, formata da
alluvioni - costituite da limi, sabbie, ghiaie, conglomerati e calcareniti
giallastre - di età Quatemaria, poggianti sulle locali formazioni mioceniche.
Scarse le conoscenze sulle grotte di natura carsica di questo ambiente, tipiche
invece dell'area di Pantalica. Bellissime, invece, le forme del carsismo
superficiale: vaschette, impronte, vacuoli, docce d'erosione ecc. Importanti
non solo perché testimoniano l'attività del fenomeno carsico, permettendo di
supporre il suo sviluppo in profondità. Si segnalano anche alcuni inghiottitoi.
Il Cassibile, il corso d'acqua che scorre sul fondo valle, è in effetti
alimentato dalle acque di diversi torrenti, che hanno origine fra la contrada
Baufl e l'abitato di Testa dell'Acqua; essi confluiscono in un unico corso
detto Manghisi che, dopo la zona denominata prisa, cambia il nome in fiume
Cassibile. Come generalmente avviene in tutte le cave iblee, la vegetazione è
esuberante e ricca di specie per l'elevato gradiente di umidità (dovuta
soprattutto alla stessa traspirazione vegetale), per la concomitanza di fattori
microclimatici e microambientali favorevoli, nonché per fattori biodinamici.
Più che in altre cave e nonostante l'aggressione che fino a tempi recenti ha
subito (incendi, pascolo, taglio), la vegetazione di Cava Grande del Cassibile
presenta la serie completa delle formazioni vegetali che, dal fondovalle al
piano superiore, caratterizzano il paesaggio delle cave iblee: Queste
formazioni non hanno limiti netti, ma si compenetrano e presentano
caratteristiche strutturali diverse a seconda delle molteplici situazioni
microambientali. Più dettagliatamente, in corrispondenza dell'alveo fluviale,
la vegetazione sommersa più diffusa è quella dello Zannicheilietum palustris,
che preferisce fondali bassi e melmosi, a lento deflusso delle acque. E'
un'associazione vegetale caratterizzata dalla dominanza di Zannichellia, che
può formare densi popolamenti monofitici o essere accompagnata da altre
idrofite come Millefoglio d'acqua comune (Myriophyllum spicatum), Lattuga
ranina (Potamogeton crispus), Lingua d'acqua (Potamogeton natans), ecc. Nelle
stazioni con fondali ciottolosi e sottoposte a correnti o spruzzi d'acqua
dominano le crittogame (muschi, epatiche, alghe verdi, alghe azzurre). Nelle
stazioni sommerse per buona parte dell'anno, nei tratti impaludati o con acque
tranquille, si insedia una tipica vegetazione igrofila erbacea caratterizzata
da numerose specie perenni dei Phragmitetea. Prevale lo Zigolo comune (Cyperus
bngus longus) con Cardo cretese (Cirsium crelicum triumfetti), Garofanino
minore (Epilobium parvzflorum), Caglio tardivo (Galium elongatum), Salcerella
comune (Lythrum salicaria), Sedano d'acqua (Apium nodiflorum), Iris giallo
(Iris pseudocorus), Lisca a foglie strette (Typha angustifolia), Cannuccia di
palude (Phragmites australis), Giunco (Schoenoplectus Iacustris), Festuca
(Festuca arundinacea), Coltellaccio maggiore (Sparganium erectum), Carice
maggiore (Carex pendula), ecc. Questa vegetazione è a contatto di una fascia
piuttosto stretta di foresta igrofila ripale, ripisilva, caratterizzata da
diverse essenze arboree, fra cui dominano il Platano, il Salice pedicellato
(Salix pedicellata), il Salice comune (Salix alba), ed ai quali si associano
numerosi arbusti, liane e rampicanti che costituiscono un denso ed
inestricabile sottobosco, con - tra i più frequenti - : Rovo comune (Rubus
ulmifolius), Ruta caprina (Hypericum hircinum), Oleandro (Nerium oleander),
Vite comune (Vitis vinifera sylvestris), Vite nera (Tamus communis), Vitalba
(Clematis vitalba), Rosa di San Giovanni (Rosa sempervirens), Edera (Hedera
helix), Edera spinosa (Smilax aspera), Biancospino (Crataegus monogyna), Robbia
selvatica (Rubia peregrina), Mirto (Myrtus communis), Aristolochia
(Aristolochia sempervirens), ecc. Per lo strato erbaceo di questa vegetazione
basta citare Paleo silvestre (Brachypodium sylvaticum), Carice maggiore (Carex
pendula), Carice ascellare (Carex remota), Equiseto mas~ mo (Equisetum
telmateja), Incensaria comune (Pulicaria dysenterica), Felce acquilina
(Pteridium aquilinum). Segue un orizzonte vegetazionale, non sempre ben
evidente, costituito da caducifoglie come il Frassino (Fraxinus oxycarpa), l'Olmo
comune (Ulmus minor), il Prugnolo (Prunus spinosa), la Roverella (Quercus
pubescens), ecc. e, ad un livello immediatamente superiore, la lecceta con
Quercus ilex. Al ciglio della cava o sui costoni rocciosi ben soleggiati la
lecceta passa, più o meno gradualmente, all'Oleo-Ceratonion, cioé la macchia
caratterizzata da Oleastri (Olea europaea oleaster), Carrubo (Ceratonia
siliqua), Lentisco (Pistacia lentiscus), Alaterno (Rhamnus alaternus), Euforbia
arborea (Euphorbia dendroides), Palma nana (Chamaerops humilis). Sui pianori
domina una prateria ad Ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus), Asfodeli ed
erbe effimere, oppure la gariga alla quale bisogna pensare non come ad una
formazione impoverita con residui elementi della macchia, ma come ad una
vegetazione caratterizzata da associazioni e da stadi molto ricchi di specie
non presenti nella macchia stessa. Si tratta di piante più resistenti
all'aridità, alla grande luce e al grande calore di queste pietraie, di questi
suoli dardeggiati dal sole, dove non è più alcuna ombra né riparo, neppure per
le più umili erbe. Queste diverse vegetazioni ospitano una fauna ugualmente
varia e ricca di specie, peraltro ancora poco studiata, anche se alcune
ricerche sono state già avviate. Nelle acque del fondovalle nuotano coleotteri
acquatici come il Dytiscas marginalis e Gyrinus natator, mentre sulla
superficie dell'acqua volano alcune specie di eleganti libellule. Inoltre alla
formazione delle zoocenosi acquatiche partecipano Granchi, Rane, Rospi, Pesci,
Bisce, il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). Sulla lettiera umida del
sottobosco scorrazzano i Carabidi in cerca di prede, quale Calosoma sycophanta,
di colore azzurro scuro con elitre verdi metalliche, e tra la vegetazione più
alta bellissimi Cerambicidi come Cerambyx cerdo. Non mancano farfalle, diurne e
notturne, dalla livrea smagliante, come la Sfinge dell'Oleandro (Deilephila
nerii). Nell'intrico della ripisilva vivono serpenti come il Biacco (Coluber
viridiflavus), il Colubro leopardino (Elaphe situla), il Cervone (Elaphe
quatuorlineata); mammiferi come il Riccio (Erinaceus europaeus), la Donnola
(Mastela nivalis), il Ghiro (Glis glis), il Quercino (Eliomys qaercinas),
Pipistrelli e Muridi vari, la Martora (Martes martes), la Volpe rossa (Vulpes
vulpes), l'Istrice (Hystrix cristata); Uccelli acquatici come la Gallinella
d'acqua (Gallinula chloropus), silvani come il Merlo (Turdas merula), il Tordo
bottaccio (Tardus philomelos), lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes), la
Capinera (Sylvia atricapilIa), Cince, il Pettirosso (Erithacus rabecola), il
Rigogolo (Oriolus oriolus), il Cuculo (Cuculas canorus), la Ghiandaia (Garrulus
glandarius), la Cornacchia grigia (Corvus cornix), la Civetta (Athene noctua),
l'Allocco (Strix aluco). Sugli spuntoni e negli anfratti delle pareti rocciose
nidificano: il Barbagianni (Tyto alba), il Corvo imperiale (Corvus corax), il
Passero solitario (Monticola solitarius), la Taccola (Corvus monedula), lo
Storno (Sturnus vulgaris), il Gheppio (Falco tinnunculus), la Poiana (Buteo
buteo). Sui pianori è facile osservare, fra i Rettili, Podarcis sicula sicula,
il Ramarro (Lacerta viridis chloronata), il Calcide ocellato (Chalcides
ocellatus tiligugu), la Vipera (Vipera aspis), la Testuggine comune (Testudo
hermanni); fra i Mammiferi il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), il
Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), varie Crocidure; tra gli Uccelli, la
Cappellaccia (Galerida cristata), il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora
(Streptopelia turtur), Silvie, Pispole, Ballerine, Cutrettole. Questi animali
per nidificare, per abbeverarsi o per sfuggire alla calura possono rifugiarsi
nella Riserva.