07/01/2009
di Massimo Serafini
(fonte: greenreport.it)
ROMA. «Dalle ore 01.00 di questa mattina stiamo registrando una sostanziale interruzione del gas proveniente dal gasdotto TAG». E´ quanto rende noto l´Eni in un comunicato, relativamente al taglio delle forniture dalla Russia.
La Russia ha infatti interrotto oggi tutti i rifornimenti di gas destinato all´Europa attraverso il territorio ucraino. Lo ha annunciato all´Afp il portavoce della società ucraina degli idrocarburi Naftogaz.
C´è qualche possibilità che anche l’Italia rischi di rimanere al freddo per la nuova crisi del gas, che “l’amico” Putin non fa più arrivare, per evitare che venga rubato dagli ucraini. «Riserve per alcune settimane» annuncia il ministro dell’industria Scajola, sperando così di tranquillizzare il popolo dei saldi e delle lotterie. In poche parole non si sa che fare e si spera solo che il bel tempo torni e magari, come si fece nel 2006, chiedere nuovamente agli italiani di risparmiare gas, abbassando di un grado il riscaldamento di casa (che dal punto di vista della sostenibilità ambientale non sarebbe affatto male!).
Farlo non rappresentò un grande sacrificio, ma se i nostri ...( )... manager energetici pensano di poter ripetere ...( )... si sbagliano perché tutti sanno che il gas che fu risparmiato, abbassando il riscaldamento delle case, non servì né per conservare le scorte, né per abbassare le bollette, ma fu usato dalle compagnie elettriche per produrre elettricità da vendere all’estero, lucrando così grandi profitti.
Il copione non muterà ed è quindi prevedibile che nei prossimi giorni se dovessero precipitare gli eventi, sui giornali ripartirà il ritornello sulle colpe degli “ambientalisti del no”, che impedendo la costruzione dei rigassificatori, hanno lasciato senza gas gli italiani. Chi lo afferma è solo un bugiardo di professione. Come allora, anche oggi, se le italiane e gli italiani rimarranno al freddo la responsabilità è solo di una classe dirigente che non ha voluto compiere le uniche scelte politiche che, in qualche decennio, avrebbero garantito una effettiva autonomia energetica al paese: farlo dipendere dalle fonti rinnovabili e spingere il popolo italiano a usare con intelligenza ed efficienza l’energia. Solo nell’ambito di questa decisione strategica ha senso discutere di rigassificatori e decidere anche quale fonte fossile sia meglio usare, nella inevitabile transizione che dovrà accompagnare il paese fino al raggiungimento del 100% rinnovabile.
Si è fatto il contrario. Solo alcune settimane fa Berlusconi e i suoi ministri economici polemizzavano duramente con l’Europa perché ci chiedeva di coprire, entro il 2020, il 17% del nostro fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. Siamo arrivati al paradosso che pur di non installarle in Italia, cioè nel paese del sole e del vento, i nostri ministri hanno richiesto e purtroppo ottenuto che per raggiungere quel 17% di dipendenza dalle rinnovabili si potessero conteggiare anche le installazioni solari ed eoliche fatte dall’Italia nei Balcani o in Cina.
In realtà questo governo, ma in larga parte anche quello precedente, hanno sempre pensato che le fonti rinnovabili fossero solo integrative e non sostitutive di quelle non rinnovabili e soprattutto che l’unica uscita dal fossile credibile fosse solo lo sviluppo del nucleare. Insomma, per farla breve, la strategia energetica a cui si è puntato, rimane quella della dipendenza dalle fonti fossili, carbone compreso, a cui aggiungere un po’ di nucleare e di rinnovabili.
Di conseguenza l’unica scelta con cui si è cercato di sopperire alle evidenti difficoltà di approvvigionamento non è stata il perseguimento di una effettiva autonomia energetica, ma solo quella di diversificare i paesi da cui dipendere. E’ giusto cercare di approvvigionarsi da molti paesi e quindi anche costruire qualche rigassificatore, ma dire come molte volte è stato detto, che grazie a questa scelta non si correrà più il rischio di rimanere senza energia, significa mentire sapendo di mentire. Per evitare veramente situazioni come quella che si sta verificando con la crisi di questi giorni c’è una sola strada: garantire autonomia energetica al paese e quindi decidere di puntare sul sole, sul vento e sulle fonti rinnovabili oltre che risparmiare energia.