GLOBALIZZAZIONE  E  DIRITTI  UMANI

Ragionando sul fondamento dei diritti dell'uomo, Norberto Bobbio - senatore a vita e uno dei più prestigiosi filosofi del diritto viventi - ha scritto che... "il problema di fondo relativo ai diritti dell'uomo non è oggi  tanto quello di giustificarli, quanto quello di proteggerli. E' un problema non filosofico, ma politico" (in "L'età dei diritti", Einaudi, 1990).

L'esperienza di questi ultimi due secoli è segnata, e prevalentemente in Occidente, dal riconoscimento e dalla tutela dei diritti nell'ambito dello Stato-Nazione, al punto che possiamo parlare di "diritti del cittadino", nel senso dell'appartenenza delle persone ad un ordinamento statale, configurando così questi diritti come "escludenti", proprio perchè implicano lo scarto tra cittadini e stranieri. Al contrario, affermare, riconoscere e proteggere quelli che chiamiamo "i diritti dell'uomo" comporta un radicale lavoro di impegno politico proprio perchè, essendo questi diritti "includenti" - in quanto prescindono dalla distinzione tra appartenenti e non appartenenti -, si impone in modo urgente la costruzione di organismi giuridici e di tutela giudiziaria, tali da garantire l'effettivo rispetto ("protezione") di tali diritti umani. In altri termini, proprio in virtù del loro carattere universale, questi ultimi sono orientati, o meglio, presuppongono la realizzazione di una situazione cosmopolitica che ne riconosca anche su scala "mondiale" lo status e la validità del diritto positivo, vale a dire del diritto "posto", come è avvenuto sinora per i diritti del cittadino, tutelati dal diritto interno dello Stato democratico.

L'unificazione planetaria che si sta realizzando a livello economico e finanziario (quel processo a cui diamo il nome di "globalizzazione") esigerebbe allora l'affermazione di analoghi processi di unificazione del diritto attraverso l'istituzione di organismi sovranazionali, che siano in grado di assicurare una sorta di "Stato di diritto planetario" e di una vera e propria cittadinanza cosmopolitica. L'idea centrale di una "democrazia cosmopolitica" risiede nella pretesa - e nella speranza - che l'unificazione giuridica del pianeta sotto forma di una lex mundialis (legge mondiale) vincolante erga omnes(verso tutti) possa derivare dall'applicazione a livello globale di quegli stessi principi costituzionali che si sono affermati nell'ambito delle oramai consolidate democrazie nazionali.

Ma la sfida per gli Stati e per l'umanità intera risiede proprio qui: nel fatto che così come non esiste, a tutt'oggi, una "società civile mondiale", tale da esprimere una comune solidarietà cosmopolitica, non esiste al contempo un Ordine giuridico universale e uno Stato universale, dotati di indiscusso riconoscimento giuridico-politico, e pertanto in grado di assumere deliberazione e decisioni (finalizzate al rispetto dei diritti umani) che godano di una forte legittimità internazionale. A questo grande problema dei nostri tempi - il rapporto tra "globalizzazione" e "democrazia" - sono chiamati innanzitutto a rispondere gli Stati occidentali, e tra di essi un ruolo decisivo spetta alla nuova Europa. L'Unione Europea, esprimendo e rappresentando in Occidente il luogo della "razionalità occidentale moderna", con tutti i suoi valori, deve essere all'altezza di mostrare non solo il volto della potenza, di cui è stato espressione negli ultimi tre secoli di sviluppo, ma anche la potenza del volto (dello sguardo libero, gratuito,riconoscente), per porre fine a quelle condizione di disparità, di povertà, di sottosviluppo, di miseria, che ostacolano l'affermazione di quei diritti umani, patrimonio oramai acquisito dalla consolidata tradizione degli Stati-Nazione occidentali.

Prof. Roberto Fai , Docente Ordinario di Diritto presso il Liceo Polivalente "Quintiliano" di SIRACUSA.