Ricordi l’insegnante che ha un alunno solo per un determinato periodo di tempo, al massimo cinque o sei anni, ma che resterà nei ricordi dello stesso o positivamente o negativamente, per tutta la sua vita. Cerchi quindi di rimanere nella memoria dei suoi studenti sempre come un bravo educatore.
Eviti al massimo il docente di comportarsi nei confronti di uno o più alunni o l’intera classe in rapporto al modo in cui i giovani lo hanno trattato davanti ai colleghi nei consigli di classe o durante qualche lezione terminata con una discussione più o meno vivace.
Non compili mai i giudizi di ammissione ad esami, o di promozione o
di idoneità ricordando un qualsiasi atavico malumore, ma sia in tale
circostanza il più sereno possibile. Queste mie ultime considerazioni vengono
fuori da fatti effettivamente capitati.
E’ inconcepibile,infatti, come si incontrano negli Esami di Stato
alunni presentati da un docente della
sua classe in modo molto scadente, mentre sia il curriculum dello studente che
gli altri giudizi, anche affini alla precedente, risultano molto soddisfacenti.
Ecco perché, dopo qualche anno in cui i genitori mostravano fiducia
nei confronti di questi Organi Collegiali, successivamente questi hanno perso
il loro potenziale valore e vi è tuttora un disinteresse sempre maggiore nei
loro confronti che si può constatare anche dal numero minimo di genitori
presenti durante le Elezioni Scolastiche.
Coloro che desiderano il bene della Scuola vogliono che in essa
vengano apportati delle migliorie, atte a rendere più proficuo lo studio e più
sereni i rapporti tra le varie componenti.
Molti di noi docenti abbiamo ancora fiducia negli Organi
Collegiali.
Per questo motivo speriamo che si capisca una volta per tutte che i
buoni educatori vogliono lavorare con la serenità che compete loro con
l’apporto di un dialogo sempre più costruttivo coi giovani ed i loro genitori.
RAPPORTI_TRA_LE_ISTITUZIONI_SCOLASTICHE
Un’altra
considerazione che ritengo necessaria per concludere questo mio piccolo
trattato sulla psico-pedagogia la si deve ricercare nel rapporto esistente tra i
docenti e la classe dirigenziale alla quale i primi sono strettamente legati.
Se fosse svolto
un semplice censimento si potrebbe constatare che i migliori Istituti delle
nostre Scuole di ogni ordine e grado sarebbero quelli dove vi è uno squisito dialogo tra i docenti e
i presidi che li presiedono.
Da una valida preparazione psico-pedagogica
del Capo di Istituto ne deriva spesso un insperato ottimo risultato da parte
dei rispettivi docenti.
Questo perché il
Preside, molto spesso, spiega nelle riunioni che avvengono nella sua Scuola,
quale quella dei docenti, il giusto modo che egli ritiene più valido.
Esso viene preso
d’esempio dai docenti e in questo modo si crea una armonia tra preside, docenti
ed alunni che, da parte loro, capiscono che si può instaurare facilmente un
costruttivo rapporto di fiducia con le altre due componenti.
Quando ciò non
avviene, ovvero quando vi sono degli attriti tra il Capo di Istituto e i suoi sudditi, che sono i docenti, si nota in quella Scuola una
continua disgregazione di valori che, di riflesso, portano molto spesso ad un
pessimo rapporto educativo tra i docenti e gli alunni che sono
inconsapevolmente le cavie di questo stato di cose.
Per migliorare il
rapporto tra la presidenza e i
docenti sono dell’avviso che il Capo di
Istituto dovrebbe dare la massima fiducia a quei docenti che migliorano il
proprio metodo didattico e, quindi, sono stimati dagli alunni.
Una critica è da
farsi a quei Dirigenti che, anche per motivi irrisori, rimproverano i buoni
educatori anche se questi ultimi danno il massimo per la Scuola. Purtroppo ho la convinzione che nei prossimi
anni, subentrando la Autonomia Scolastica, i Presidi si allontaneranno sempre
più dalla Componente Docente e dagli alunni.
Infine sarebbe
opportuno che i Capi di Istituto fossero più vicini ai docenti ed agli alunni,
cercando di capire i loro problemi e non restando avvinti a regole fisse,
dettate in parte da leggi ataviche e aprendosi maggiormente alle nuove
metodologie psico-pedagogiche.