ORGANI_COLLEGIALI_DELLA_SCUOLA

 

Un’altra argomentazione di queste mie considerazioni potrebbe essere ricercata negli Organi Collegiali della Scuola.

Nel 1973, quando il Ministero della Pubblica Istruzione li presentò all’opinione pubblica, si pensò che fossero il vero toccasana per risolvere tutti i problemi che assillavano la Scuola Italiana.

Il punto più interessante doveva essere la collaborazione tra la componente docente, la componente genitori e la componente alunni.

Il Consiglio di Classe doveva essere, per il valore che esso avrebbe dovuto assumere, secondo il mio parere, quella parte degli Organi Collegiali che avrebbe risolto il problema.

Purtroppo mi accorsi quasi subito che la riuscita di essi era quasi da fantascienza.

Infatti la classe docente non lo accettò per un motivo molto semplice: era illogico ed assurdo per essa che la componente genitori e la componente alunni potessero dare consigli alla componente docente.

Si constatò così che, nel momento in cui un genitore o un alunno eletti nel Consiglio dichiarassero qualche dissapore esistente nella classe nei confronti di uno o più docenti per l’errato metodo didattico o di comportamento, si creava un grave attrito tra quell’alunno o quel genitore ed i rispettivi docenti, con il risultato che l’alunno eletto o il figlio del genitore eletto veniva considerato il solo colpevole di quello che era stato affermato nel consiglio.

Durante il Consiglio di classe e ancor prima di esso il bravo docente dovrebbe cercare di capire se vi è qualche malumore nell’ambito di ogni classe e cercare, con le capacità che gli compete, di risolvere il caso senza drastici provvedimenti che inevitabilmente portano sempre ad una chiusura tra lui e gli allievi.

Al limite far capire agli alunni con dovute e giuste argomentazioni il perché del suo comportamento e quindi ritrovare l’armonia ed il dialogo perduto tralasciando anche remoti dissidi.

Il bravo docente è colui che riesce a superare questi momenti difficili.

Considerare sempre il fatto d’essere uomini e non dei: la possibilità, cioè, di poter anche sbagliare e la stessa considerazione deve essere presentata agli studenti per il loro comportamento.

Usare il registro di classe per seri provvedimenti, quali rapporti o espulsioni, solo in casi decisamente limiti dopo aver cercato in ogni altro modo prima di risolvere il caso.

Ricordi l’insegnante che ha un alunno solo per un determinato periodo di tempo, al massimo cinque o sei anni, ma che resterà nei ricordi dello stesso o positivamente o negativamente, per tutta la sua vita. Cerchi quindi di rimanere nella memoria dei suoi studenti sempre come un bravo educatore.

Eviti al massimo il docente di comportarsi nei confronti di uno o più alunni o l’intera classe in rapporto al modo in cui i giovani lo hanno trattato davanti ai colleghi nei consigli di classe o durante qualche lezione terminata con una discussione più o meno vivace.

Non compili mai i giudizi di ammissione ad esami, o di promozione o di idoneità ricordando un qualsiasi atavico malumore, ma sia in tale circostanza il più sereno possibile. Queste mie ultime considerazioni vengono fuori da fatti effettivamente capitati.

E’ inconcepibile,infatti, come si incontrano negli Esami di Stato alunni  presentati da un docente della sua classe in modo molto scadente, mentre sia il curriculum dello studente che gli altri giudizi, anche affini alla precedente, risultano molto soddisfacenti.

Ecco perché, dopo qualche anno in cui i genitori mostravano fiducia nei confronti di questi Organi Collegiali, successivamente questi hanno perso il loro potenziale valore e vi è tuttora un disinteresse sempre maggiore nei loro confronti che si può constatare anche dal numero minimo di genitori presenti durante le Elezioni Scolastiche.

Coloro che desiderano il bene della Scuola vogliono che in essa vengano apportati delle migliorie, atte a rendere più proficuo lo studio e più sereni i rapporti tra le varie componenti.

Molti di noi docenti abbiamo ancora fiducia negli Organi Collegiali.

Per questo motivo speriamo che si capisca una volta per tutte che i buoni educatori vogliono lavorare con la serenità che compete loro con l’apporto di un dialogo sempre più costruttivo coi giovani ed i loro genitori.

    

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RAPPORTI_TRA_LE_ISTITUZIONI_SCOLASTICHE

 

Un’altra considerazione che ritengo necessaria per concludere questo mio piccolo trattato sulla psico-pedagogia la si deve ricercare nel rapporto esistente tra i docenti e la classe dirigenziale alla quale i primi sono strettamente legati.

Se fosse svolto un semplice censimento si potrebbe constatare che i migliori Istituti delle nostre Scuole di ogni ordine e grado sarebbero quelli dove vi  è uno squisito dialogo tra i docenti e i  presidi che li presiedono.

 Da una valida preparazione psico-pedagogica del Capo di Istituto ne deriva spesso un insperato ottimo risultato da parte dei rispettivi docenti.

Questo perché il Preside, molto spesso, spiega nelle riunioni che avvengono nella sua Scuola, quale quella dei docenti, il giusto modo che egli ritiene più valido.

Esso viene preso d’esempio dai docenti e in questo modo si crea una armonia tra preside, docenti ed alunni che, da parte loro, capiscono che si può instaurare facilmente un costruttivo rapporto di fiducia con le altre due componenti.

Quando ciò non avviene, ovvero quando vi sono degli attriti tra il Capo di Istituto  e i suoi sudditi, che sono i  docenti, si nota in quella Scuola una continua disgregazione di valori che, di riflesso, portano molto spesso ad un pessimo rapporto educativo tra i docenti e gli alunni che sono inconsapevolmente le cavie di questo stato di cose.

Per migliorare il rapporto tra la presidenza  e i docenti  sono dell’avviso che il Capo di Istituto dovrebbe dare la massima fiducia a quei docenti che migliorano il proprio metodo didattico e, quindi, sono stimati dagli alunni.

Una critica è da farsi a quei Dirigenti che, anche per motivi irrisori, rimproverano i buoni educatori anche se questi ultimi danno il massimo per la Scuola.  Purtroppo ho la convinzione che nei prossimi anni, subentrando la Autonomia Scolastica, i Presidi si allontaneranno sempre più dalla Componente Docente e dagli alunni.

Infine sarebbe opportuno che i Capi di Istituto fossero più vicini ai docenti ed agli alunni, cercando di capire i loro problemi e non restando avvinti a regole fisse, dettate in parte da leggi ataviche e aprendosi maggiormente alle nuove metodologie psico-pedagogiche.

 

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