Dal Corriere della Sera
NEW YORK - Gli italiani più somari in matematica dei romeni, dei russi e degli slovacchi. Lo rivela uno studio realizzato dall’American Institutes for Research, un istituto privato no profit e indipendente che ha effettuato la sua ricerca tra gli studenti del primo anno nelle scuole superiori dei 50 Stati dell’Unione e in altri 45 nazioni estere.
SORPASSO ORIENTALE - A detta del New York Times il risultato dello studio dovrebbe, almeno in parte, rincuorare gli Stati Uniti. «Anche negli Stati con i voti più bassi, come l’Alabama - sottolinea il quotidiano - i nostri studenti vanno meglio in matematica e scienze dei loro coetanei nella maggior parte dei paesi esteri. Inclusa l’Italia e la Norvegia». La "cattiva notizia", per l’America, viene dal fatto che gli studenti di Paesi quali Singapore, Corea del Sud, Hong Kong, Cina e Giappone sorpassano di gran lunga quelli statunitensi. Inclusi i liceali del Massachusetts, da sempre i "primi della classe" nelle materie scientifiche grazie ad uno dei migliori sistemi scolastici pubblici del Paese.
TRA I PEGGIORI DELLA CLASSE - «I nostri massimi concorrenti asiatici stanno vincendo la gara e la sfida futura - spiega Gary W. Phillips, scienziato dell’American Institutes of Research e autore dello studio - . I ragazzini di quei Paesi un giorno saranno adulti più versatili di noi in scienza e matematica». Ma lo studio dovrebbe preoccupare soprattutto l’Italia, tra le peggiori della classe, dopo Olanda, Russia, Israele, Svezia e persino dopo la tanta bistrattata Romania. Oltre a classificarsi al di sotto degli Stati americani più bravi in matematica e scienza come Massachusetts, Nord Dakota e New Jersey, l’Italia supera di pochissimo anche il più "somaro": il Mississippi.
«RIFORMA DELL'INSEGNAMENTO»- Il motivo del divario tra oriente e occidente? Secondo gli addetti ai lavori è da ricercare nel diverso approccio alla disciplina accademica. «Durante una mia recente visita a Seul ho constatato che ragazzi e ragazze fra i 10 e i 12 anni trovano perfettamente normale stare a tavolino cinque o sei ore al giorno, dopo la scuola, per fare i compiti» racconta Massimo Piattelli Palmarini, fondatore del Dipartimento di Scienze Cognitive dell'Istituto San Raffaele di Milano. «Da noi e negli Stati Uniti, invece, è emerso il concetto che non bisogna mettere mai un ragazzo di fronte a un insuccesso». Ma la resa dei conti, incalza lo studioso, viene solo rimandata. «Magari - spiega - agli inizi della professione». Proprio per questo il tempo stringe e senza una riforma radicale e immediata dell’insegnamento, le prospettive non sono affatto rosee. «Oggi siamo consumatori di prodotti inventati in occidente e fabbricati in oriente - precisa Palmarini -. Ma presto anche l’invenzione passerà di mano. Quando quei brillanti scolari dagli occhi a mandorla raggiungeranno l’età per essere progettisti».
Alessandra Farkas
15 novembre 2007