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Un'immagine destinata a diventare sempre più rara
sulle Alpi (Ansa)
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ROMA – Oltre sei gradi di aumento
delle temperature medie estive in Italia, penisola
iberica, Francia meridionale e Balcani. Un supercaldo
accompagnato da una drastica riduzione delle precipitazioni
e da siccità. È quel che ci aspetta fra il 2070 e il 2100,
se non saranno prese misure significative di riduzione dei
gas serra, quando le concentrazioni di CO2 arriveranno a 800
parti per milione (oggi 360), stando a un aggiornatissimo
modello dell’evoluzione del clima sviluppato dal
neocostituito Centro euromediterraneo per i cambiamenti
climatici (Cmcc). Devastanti, se si avvererà questo
scenario, gli
effetti sull’agricoltura, sulla vegetazione e sul
paesaggio nel nostro Paese, con perdita di colture agricole,
riduzione delle zone umide e acidificazione dei terreni.
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Auto a bio-etanolo per diminuire l'emissione di
gas serra (Afp)
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CINQUE ENTI DI RICERCA - Sorto per iniziativa di tre
ministeri: Economia, Ricerca e Ambiente, il Cmcc, presentato
ufficialmente il 19 febbraio nel corso di un convegno di
studi a Roma, è un consorzio fra cinque enti di ricerca:
l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv),
l’Università di Lecce, la Fondazione Enrico Mattei, il
Centro italiano ricerche aerospaziali, il Consorzio Venezia
Ricerche. «Il Cmcc riunisce matematici, fisici, climatologi,
agronomi, informatici e economisti –ha spiegato il
presidente del Centro professor Antonio Navarra -.
Produrremo ricerca sul clima e sui suoi impatti, mettendo i
risultati a disposizione sia della comunità scientifica sia
dei decisori politici. Per la prima volta in Italia e in
Europa, abbiamo deciso di sviluppare ricerche utili a
supportare le azioni di risposta ai mutamenti indotti dai
cambiamenti climatici».
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Raffineria di petrolio in Kuwait (Afp)
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ARIDITÀ: LANGHE E NORD-EST - Fra i primi contributi
del Cmcc ai decisori politici, una stima degli effetti
negativi dei mutamenti climatici sulla nostra agricoltura:
«L’aumento delle temperature, combinato con la diminuzione
delle precipitazioni, comporta l’impoverimento dei
terreni, l’aumento di aree siccitose e una progressiva
diminuzione delle zone umide – ha dichiarato il professor
Riccardo Valentini, esperto di ecologia forestale -. In
Italia, fra le zone più a rischio, le Langhe e il Nord-Est
che risentiranno delle condizioni di crescente aridità
molto di più delle terre del Sud come la Basilicata e la
Sicilia, che sono già in parte adattate a questa
condizione. Inoltre la riduzione
delle piogge metterà a rischio vari tipi di colture come
l’ulivo e la vite. Più in generale si assiste già a
uno sconvolgimento dei cicli naturali, in particolare della
fioritura delle piante, che tende ad anticipare, esponendo i
raccolti alla distruzione dovuta a eventi improvvisi come le
gelate tardive».
Il Cmcc si articola in varie sedi: un polo centrale
all’Università di Lecce e quattro sedi periferiche a
Bologna, Venezia, Capua e Sassari.
Franco Foresta Martin
19 febbraio 2007
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