Lotta comune contro
l'obesità
23/1/2007 - Almanacco
CNR
di Marco Ferrazzoli
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Le malattie croniche associate ad abitudini e stili
di vita inadeguati sono responsabili di circa l’86% dei casi di
morte e del 77% di quelli di malattia in Europa: dimensioni tali da
rendere necessario un forte intervento di prevenzione e controllo
secondo direttive concordate a livello comunitario.
L’Unione europea negli ultimi anni ha investito ingenti risorse
per finanziare programmi di ricerca sul ruolo che i fattori
nutrizionali e ambientali svolgono nel determinare il profilo di
rischio per malattie cardiovascolari. D’altra parte, la recente
mappatura del genoma umano e la scoperta di polimorfismi genetici
associati al rischio cardiovascolare hanno aperto nuovi orizzonti di
ricerca, suggerendo la possibilità di un’interazione
gene-ambiente. E’ noto ad esempio che le popolazioni dell’Europa
meridionale hanno un rischio di infarto miocardico inferiore ed è
stato ipotizzato che la dieta mediterranea svolga un ruolo
protettivo sulla cardiopatia coronarica. Tuttavia, nel corso degli
ultimi decenni, si è assistito a una modificazione dei modelli
alimentari che sembrano sempre più globalizzati per cui è emersa
la necessità di rivalutare l’interazione tra abitudini alimentari
e rischio cardiovascolare in Europa. In questo ambito, è stato
finanziato lo studio “Immidiet” (V Programma Quadro Ue) a cui
l’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr di Avellino ha
preso parte insieme a prestigiosi centri di ricerca di cinque paesi
europei.
“Immidiet ha coinvolto più di mille famiglie europee – in
Italia, Belgio e Inghilterra – e si è recentemente concluso nella
sua fase di raccolta dati”, spiega il coordinatore per l’Isa-Cnr,
Alfonso Siani. “I primi dati elaborati hanno fornito informazioni
sorprendenti e non certo rassicuranti per l’Italia. Infatti, gli
italiani presentano una prevalenza di obesità più elevata rispetto
agli inglesi e ai belgi, sia negli uomini (Italia 26%, Inghilterra
23%, Belgio 16%) che nelle donne (20%, 14% e 15% rispettivamente) e
anche una maggiore prevalenza di ipertensione arteriosa, in
particolare negli uomini (Italia 40%, Inghilterra 30%, Belgio 29%).
Anche la percentuale di fumatori è più elevata da noi, mentre i
valori di colesterolo sono più elevati in Belgio e simili tra
Italia e Inghilterra. Il profilo di rischio cardiovascolare diviene
sempre più simile nelle varie zone europee, probabilmente a causa
della progressiva scomparsa del tradizionale modello di
alimentazione mediterranea”.
Le analisi attualmente in corso sull’ampia mole di dati raccolti
nel corso del progetto Immidiet permetteranno di chiarire nel
prossimo futuro anche l’effetto dei fattori genetici, allo scopo
di mirare meglio le strategie di prevenzione.
La strada della prevenzione deve peraltro iniziare il più
precocemente possibile, come suggerito dal Progetto Integrato
Idefics (Identification and prevention of dietary and
lifestyle-induced health effects in children and infants),
finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del VI Programma
Quadro a cui l’Italia partecipa sempre attraverso l’Istituto di
scienze dell’alimentazione del Cnr.
“Il progetto, attualmente nella sua fase iniziale”, spiega
Gianvincenzo Barba dell’Isa-Cnr, “si basa su un disegno
multicentrico che prevede il reclutamento di circa 17.000 bambini in
età pre-scolare (2-4 anni) e scolare (5-10 anni) in nove paesi
europei (Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Italia, Spagna,
Svezia, Ungheria). Idefics valuterà l’impatto di fattori
nutrizionali, abitudini e preferenze alimentari, stile di vita
(attività fisica), fattori psico-sociali e genetici sullo sviluppo
di soprappeso, obesità e altre patologie”.
Fonte: Gianvincenzo Barba, Alfonso Siani Istituto di scienze
dell’alimentazione del Cnr, Avellino, tel. 0825/299353-111;
e-mail: gbarba@isa.cnr.it; tel. 0825/299353-111, e-mail: asiani@isa.cnr.it
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