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Nel
mondo sempre più multiculturale
in cui viviamo è necessario riflettere, per mirare a
una pace effettiva e profonda, a quali strategie adottare
nei confronti dell’Altro, della diversità rispetto alle
nostre tradizioni e abitudini. Da più parti si cerca
infatti di fare perno sulle paure recondite relative
ai gruppi differenti dal nostro per scatenare un aperto
scontro di civiltà, dai toni apocalittici, tra Bene e Male.
Questo scontro non è altro che un pretesto, una motivazione
ideologica che viene operata per
mascherare reali interessi politici ed economici che sono
sempre alla base di qualsiasi guerra.
La
pace invece si fonda sull’accettazione dell’altro e non
sul rifiuto, sull’amore e non sulla paura. A questo
proposito appaiono quanto mai attuali e illuminanti le
parole pronunciate da Papa Giovanni Paolo II il 10 gennaio
1993 ad Assisi, nell’incontro interreligioso voluto per
auspicare la pace nell’ex Jugoslavia allora martoriata da
una guerra civile terribile. Parlando a proposito delle
differenze tra le religioni il
Santo Padre affermò: “Le differenze che ci separano
rimangono. Ed è questo il punto
essenziale (…): far vedere a tutti che soltanto nella
mutua accettazione dell’altro e nel conseguente mutuo
rispetto, reso più profondo dall’amore, risiede il
segreto della pace; alle guerre e ai conflitti vogliamo
contrapporre (…) lo spettacolo della nostra concordia, nel
rispetto dell’identità di ognuno”.
Nelle
genuine intenzioni del papa polacco quest’incontro
interreligioso ad Assisi, così come gli altri, sono la
chiave per un futuro di pace. Solo nella
prospettiva dell’accettazione dell’altro nel
rispetto del suo pieno diritto alla sua diversità, si può
sperare in una convivenza pacifica e costruttiva tra gli
uomini. Questo è anche il sogno per
la Terra Santa
, lacerata da troppa violenza. Il sogno di una terra di
pace, poiché la terra cara alle
tre religioni monoteistiche deve essere un luogo di pace,
uno specchio in cui tutta l’umanità, quella che crede e
quella che non crede, deve poter liberamente specchiarsi per
ritrovare il senso più profondo del suo andare.
Le
religioni infatti, come aveva
felicemente intuito papa Karol e
come sta insegnando al mondo il suo successore, non devono
mai più prestarsi ad essere strumento di violenza tra gli
uomini, pretesto per muovere guerra. Esse devono invece
collaborare alla concordia tra i popoli, le nazioni ed i
singoli, nel riconoscimento della paternità universale
dell’unico Dio e della derivante uguaglianza di tutti gli
uomini. Così concludeva il suo
discorso all’incontro di Assisi nel 2002 Giovanni Paolo II:
"Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più
terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra
giustizia e pace perdono e vita, amore!".
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