Escursione presso la Foce del fiume Irminio e la Pineta di Vittoria
Greco Antonello
Durante
l’escursione di giorno 26/11 abbiamo visitato la Pineta di Vittoria e, nel
pomeriggio, la foce del fiume Irminio.
La Pineta
di Vittoria risulta frammentata in tante aree lungo il percorso del fiume
Ippari, a causa di incendi e tagli, operati dell’uomo.
La
formazione vegetale caratteristica di questa zona è data da esemplari spontanei
di Pinus halepensis.
Lungo il percorso per raggiungere la
Pineta, che si trova a qualche decina di metri s.l.m., abbiamo osservato
esemplari di Salsola vermiculata, una Chenopodiacea che predilige suoli
ricchi di sali, e Lygeum spartum, una Graminacea perennante cespitosa,
che cresce su suoli argillosi. Quest’ultima consolida le pendici, riducendone
lo smottamento. Inoltre abbiamo potuto osservare del Timo fiorito, la Salsola
longiflora e il Rosmarinus
officinalis ,piante tipiche della Gariga. La Gariga in queste zone si è
affermata a causa di incendi, che hanno colpito la Pineta. Dal suolo si vede
emergere spesso pietrame.
In un
versante esposto a Est ,abbiamo osservato il passaggio dalla Gariga alla
macchia, caratterizzata, questa, in gran parte da Pistacia lentiscus ;
più in alto domina la Pineta.
Nel
versante a Nord invece la vegetazione tende verso la Lecceta, per le diverse
condizioni climatiche che si vengono a stabilire.
Lungo la
strada abbiamo osservato esemplari del genere Cistus, indice di frequenti
incendi. Tra le specie di Cistus viste, ricordiamo: Cistus monspeliensis,
Cistus clusii e Cistus creticus. Il Cistus clusii,
in particolare, è tipico della Pineta di Vittoria e ha foglie che si possono
confondere facilmente con quelle del Rosmarino, anch’esso presente in questa
zona.
Altre specie osservate, sono state: Globularia
alypum, tipica della Gariga assieme a Teucrium fruticans (una
Labiata), pianta aromatica.
In un
area su cui ci siamo soffermati, abbiamo evidenziato la transizione dalla
Macchia, caratterizzata qui da Pistacia lentiscus, Asparagus orridus
,Cistus monspeliensis, al bosco di Pinus halepensis, che
costituisce, nei versanti esposti ad Est la vegetazione più evoluta.
Procedendo lungo la strada, abbiamo
osservato altre specie tra cui: Ephedra fragilis (una Ephedracea) e Ampelodesmos
mauritanicus, una Graminacea consolidatrice delle zone in pendenza. Un
tratto appare predominato da Asphodelus microcarpus e Cymbopogon
hirtus, piante erbacee che costituiscono, qui, una sorta di prateria
steppica (Steppa mediterranea). Queste zone erano un tempo coltivate e
succcessivamente sono state abbandonate.
Lungo un
sentiero abbiamo anche osservato Stipa capensis (una Graminacea) ed
esemplari di Quercus ilex. Inoltre, abbiamo visto, in successione: Cistus
creticus, Pistacia lentiscus, Calicotome infesta ed infine Quercus
calliprinos (Quercia spinosa).
Tra le
piante erbacee notiamo pure esemplari di Ranunculus bullatus (una
Ranunculacea) e Bellis perennis (una Composita).
Per
quanto riguarda elementi della Macchia, troviamo oltre al Lentisco già
menzionato, anche il Rhamnus alaternus.
Un’Euphorbiacea dioica riscontrata è Mercurialis annua, che
cresce su suoli nitrofili.
Altre
piante erbacee viste sono: Cerinthe major (una Boraginacea), Galactites
tomentosa (una Composita nitrofila e ruderale), Urtica membranacea,
Ajuga iva (Labiata tipica di zone calpestate), Lagurus ovatus (una
Graminacea), Solanum nigrum (una Solanacea nitrofila, infestante le
colture), Oxalis pes-caprae, Arisarum vulgare (una
Characea), Euphorbia peplus (Euphorbiacea nitrofila, infestante le
colture) e Cyclamen hederifolium.
Presso un
bosco misto a Leccio e Pinus halepensis osserviamo che il sottobosco
diminuisce man mano che gli alberi si infittiscono; sono presenti esemplari di Cyclamen
hederifolium e oltre a Briofite e qualche Pteridofita, anche piante lianose
come Clematis vitalba, Hedera
helix e Smilax aspera.
Altre
piante riscontrate, quest’ultime tipiche del piano del Leccio, sono state: Euphorbia
characias, Opopanax chironium (una Umbellifera) e Clematis
cirrhosa (una Ranunculacea); esse prediligono un clima più umido e fresco.
In
particolare certe aree appaiono coperte da esemplari di Arundo donax,
essendo lì presente una falda freatica superficiale, mentre altre aree sono
coltivate.
Lungo un
viottolo abbiamo osservato esemplari di Diplotaxis erucoides (una
Crucifera infestante le colture) e Mandragora autumnalis (una Solanacea
tipica di zone assolate e degradate).
Soffermandoci su di un’area, ci siamo
accorti del passaggio vegetazionale da una sorta di steppa, caratterizzata in
gran parte da Cymbopogon hirtus , alla Gariga, data da arbusti di Quercus
calliprinos e Timo, ed infine, alla Macchia costituita da arbusti più
fitti.
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Durante
il pomeriggio abbiamo visitato la riserva naturale “Macchia Foresta del fiume Irminio”.
Quest’area, che si estende per circa un chilometro, era un tempo
paludosa ed infestata dalla malaria. Ciò ha contribuito in parte a proteggere
la zona dall’impatto antropico, anche se purtroppo è stata ugualmente
sottoposta ad uno sfruttamento sconsiderato.
Sulle
dune costiere si riscontrano ancora i resti della vegetazione naturale. Si
tratta di una fascia di vegetazione arboro-arbustiva larga da 20 a 50 metri
circa e lunga un chilometro.
Osserviamo molti esemplari di Pistacia lentiscus e, legati alla
presenza d’acqua abbondante, esemplari di Saccharum egiptiacum e Arundo
donax. Un’altra specie presente è Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa
(Ginepro coccolone, una Gimnosperma,Cupressacea) assieme a Tamarix africana
e Juncus acutus (una Juncacea).
Ci sono
molte specie appartenenti alla vegetazione ripariale, tra cui ricordiamo, oltre
a specie citate prima anche Populus alba, Populus nigra e Salix
pedicellata, tre Salicacee. Il Platanus orientalis non è presente
presso la foce del fiume, mentre sono presenti Eucalipti piantati dall’uomo,
che non fanno parte, dunque, della vegetazione naturale.
Più
vicino al mare ci siamo soffermati ad osservare delle dune primarie,
colonizzate da piante pioniere, come Eryngium maritimum (una Umbellifera),
Polygonum maritimum e Pancratium maritimum
(un’Amaryllidacea nota col nome di Giglio marittimo): queste trattengono con le
radici la sabbia e permettono l’accrescimento della duna. Le dune più vecchie,
invece, sono caratterizzate da Juniperus oxycedrus, che predilige la
parte ascendente delle dune e Pistacia lentiscus.
Ginepro e Lentisco raggiungono qui
dimensioni arboree. Possiamo dire che l’aggruppamento vegetale più
rappresentato è formato da queste due piante.
Mentre la
porzione ascendente e sommitale della duna presenta per lo più Ginepro, quella
discendente presenta Lentisco che compare già nella porzione sommitale. Nella
retroduna abbiamo osservato qualche esemplare di Lentisco centenario purtroppo
danneggiato per opera dell’uomo.
Nel
retroduna sono presenti, inoltre: Ephedra fragilis, Prasium majus (una
Labiata), Holoschoenus australis, Asparagus acutifolius, Lycium
intricatum e Phillyrea latifolia, Oleacea indice di mediterraneità.
Zone abbastanza estese sono occupate da popolamenti
quasi puri di Pistacia lentiscus, che forma una macchia intricatissima;
in mezzo cresce soltanto qualche raro Carrubbo (Ceratonia siliqua)e
qualche Phillyrea.
L’esistenza
del Lentisco allo stato arboreo porta ad ipotizzare l’esistenza in questa zona,
un tempo, di formazioni forestali vere e proprie da riferire ad un Lentiscetum.