Escursione presso i Monti Iblei
Greco Antonello
La zona degli Iblei si trova nella parte sudorientale della
Sicilia. I Monti Iblei risalgono al Terziario, si sono formati per attività
vulcanica e col tempo sono avvenute sovrapposizioni calcaree sullo zoccolo
vulcanico. Di tanto in tanto si osservano solchi vallivi, denominati cave,
dovuti in gran parte all’erosione fluviale.
Durante il tragitto, attraversando il fiume Simeto, abbiamo
avuto modo di osservare degli aggruppamenti ripariali, costituiti per lo più da
esemplari di Tamarix africana, Tamarix gallica e Cannucce (Phragmites
australis ).
Proseguendo lungo la strada per Buccheri, abbiamo osservato la
varietà della vegetazione. Ai margini della strada prevalgono comunità
ruderali, più lontano si notano colture e pascoli. Ampi tratti sono ricoperti
dalla steppa mediterranea, che rappresenta il gradino più basso della
degradazione della foresta di Leccio, che un tempo caratterizzava la zona.
Alcune delle specie più diffuse sono il Cymbopogon hirtus e l’Artemisia
arborescens, segni della degradazione della foresta mediterranea. Si nota
un’evidente antropizzazione del territorio, segnato da estese zone coltivate, o
sottoposte al pascolo. L’abbandono di molti terreni agricoli ha portato
all’estensione di Praterie steppiche.
La vegetazione naturale, in particolare quella boschiva ed
arbustiva, è relegata solo nei tratti più impervi e rocciosi.
Sempre lungo la strada, abbiamo potuto osservare qualche
esemplare di Quercus suber.
Giunti a Buccheri, presso la cava Sughereto Rizzolo, a circa
750 metri s.l.m., abbiamo proseguito a piedi; dalla strada abbiamo osservato
un’area rimboschita con esemplari di Roverella (Quercus pubescens s.l.)
e Frassino (Fraxinus ornus).
Arbusti
di Rubus si trovano ai margini della strada: rappresentano parte della
vegetazione ruderale.
Ancora dalla strada abbiamo osservato esemplari di: Robinia
pseudoacacia, Quercus ilex, Quercus cerris, Quercus
suber, Rosa canina, Pirus pyraster, Crataegus
monogyna, quest’ultima sparsa in piccoli arbusti. Abbiamo attraversato
anche zone adibite a pascolo, con suoli dunque ricchi d’azoto.
In un tratto, dove si può osservare la sezione del suolo,
abbiamo potuto distinguere uno strato superficiale A, ricco di sostanza
organica (humus), derivante dalla degradazione della lettiera sovrastante, uno
strato intermedio B, con una quantità media di sostanza organica e lo strato C,
dove predominano sostanze inorganiche
minerali.
Lungo la strada, tra le specie erbacee viste ricordiamo: Erodium
sp. (una Geraniacea), Bellis perenne (una Composita) e Asphodelus
microcarpus, una Liliacea indice di degradazione.
Un’area dove ci siamo soffermati, ci ha permesso di vedere
diversi stadi della vegetazione: la Steppa, rappresentata da Ampelodesmos
mauritanicus ( una Graminacea
perennante), poi lo stadio dell’Arbusteto, rappresentato dalla Calicotome
infesta ed infine lo stadio del Bosco.
Lungo un sentiero, abbiamo visto arbusti di Sarcopterium
spinosum (una Rosacea, segno di degradazione).
Altre specie osservate, sono state: Rosa sempervirens, Quercus
suber, Eucalipti (questi ultimi presenti in seguito a lavori di
rimboschimento), Asparagus albus (sotto gli esemplari di Quercus suber)
e Cynara cardunculus (Carciofo selvatico).
Il piano
vegetazionale di questa zona è quello del Quercion ilicis, anche se prevale la
Quercia da sughero (assieme a qualche Olivastro).
In uno
stagno abbiamo visto aggruppamenti di Typha angustifolia, pianta
che predilige ambienti acquitrinosi. Nelle zone limitrofe, dove sosta il
bestiame ed il suolo è ricco d’azoto, abbiamo riscontrato parecchi esemplari di
Crocus longiflorus (un’Iridacea).
Sulla strada del ritorno, ci siamo soffermati per osservare i
rarissimi esemplari di Zelkova sicula, un’Ulmacea, di cui restano circa
200 individui, attualmente. Tale specie che presenta la foglia asimmetrica con
il margine dentellato, predilige un clima caldo- umido e costituisce un relitto
della flora terziaria. Il suo destino è dipeso dai cicli glaciali del
Quaternario.