LA DROGA
preparato da
Stefania Sampognaro
LA DROGA
E’ una sostanza chimica che può provocare danni fisici e in particolare psichici al nostro organismo ed è capace di modificare temporaneamente lo stato di coscienza dell’individuo.
La persona che assume con costanza delle sostanze
stupefacenti va incontro a stati particolarmente rischiosi, come la tolleranza,
che rappresenta il bisogno costante di assumere dosi sempre più elevate di
droga per ottenere l’effetto iniziale, e la dipendenza, che rappresenta l’aumento sempre più intenso
del desiderio di droga, fatto che impedisce di liberarsi dall’abitudine.
Il sintomo principale che denota uno stato di
dipendenza è la “sindrome di astinenza”: si tratta della sofferenza che insorge
quando l’abuso della droga viene improvvisamente interrotto o molto limitato.La
sindrome di astinenza ha caratteristiche diverse secondo la sostanza assunta o
il grado di intossicazione; E’ particolarmente grave con riferimento alla
morfina e all’eroina, droghe pesanti
che si estraggono dal succo di
papavero. La morfina è usata come analgesico e anche come sonnifero, elimina il
dolore e provoca anche un senso di euforia. Usando isotopi radioattivi si è
scoperto che le cellule cerebrali presentano recettori di membrana ai quali
queste molecole si adattano perfettamente. Si è dedotto che le cellule nervose
producono anch’esse molecole simili alla morfina e all’eroina. Tali sostanze
sono state poi riscontrate e sono dette endorfine e anche encefalite. Le
endorfine sono degli analgesici naturali che il nostro organismo produce in
caso di necessità. Le droghe esterne, come la morfina, quando vengono
introdotte nel nostro organismo, con un processo a feedback negativo,
determinano la riduzione della produzione delle endorfine da parte dei neuroni.
Ne deriva che l’organismo quando ha bisogno delle endorfine non può più
utilizzare quelle naturali, perché la produzione è stata inibita, e deve
ricorrere alle droghe artificiali, da ciò il fenomeno della dipendenza.
Alcune droghe producono una forma di euforia e
altre, invece, svolgono un’azione deprimente. Inoltre esistono anche droghe che
creano esperienze “trascendentali” con alterazioni sconvolgenti della
coscienza e della percezione: queste si chiamano allucinogeni.
L’effetto di ogni droga, anche la più leggera,
dipende in gran parte dalla disposizione mentale del soggetto e dell’ambiente
nel quale viene preso. Infatti le sensazioni che ogni individuo prova sono
strettamente legate a quanto egli si aspetta di ottenere ed è proprio questo il
primo fattore che determina la “dipendenza psicologica” in quanto l’individuo
si sente in preda a usare la sostanza che diviene il mezzo per porre fine allo
stato d’ansia e di insicurezza in cui si cade facendone a meno o per appagare
un desiderio.
Al rischio della droga è esposto chiunque, ma non chiunque è esposto allo stesso modo: infatti sono più esposte a questo rischio le persone più deboli, insicure, che non sanno superare bene i periodi di crisi e di stress, che non sanno reagire quando sorgono problemi e che non hanno un soddisfacente rapporto con gli altri; invece sono meno esposte le persone equilibrate, sicure di se, serene, resistenti allo stress, che sanno affrontare problemi, tendono ad autorealizzarsi, sono spigliate nei rapporti con gli altri ed hanno alte capacità di autocontrollo.
Le cause che spingono a drogarsi, quindi, il più
delle volte sono dovute a debolezza, ma anche a noia. Schopenhauer afferma che
la noia è l’eterna insoddisfazione del cuore dell’uomo e scatta sia quando vi è
un desiderio insoddisfatto, sia quando si riesce ad ottenere quello che si
desiderava da tempo e si soddisfano le proprie esigenze. La vita dell’uomo,
secondo Schopenhauer, oscilla tra dolore e noia; arriva a fare questa
affermazione dicendo che, secondo lui, la nostra conoscenza del mondo
fenomenico è illusoria e l’uomo non può fermarsi alla semplice apparenza perchè
ha delle tensioni che vanno oltre l’apparenza, vanno verso qualcosa di nuovo
che vuole cogliere. Queste tensioni, dunque, stanno a significare che dentro
ogni uomo sta la volontà. Essa, quindi, caratterizza l’interiorità dell’uomo, è
l’essenza dell’essere umano, è essenza di tutto ed è bisogno. Bisogno è
mancanza e quindi pena e dolore. Quando ottengo ciò che voglio arriva la noia
perché ciò perde il suo incanto. Dunque, come vuole dimostrare Schopenhauer la
vita dell’uomo oscilla tra dolore e noia.
Quindi le cause che spingono a drogarsi sono dovute
anche a noia, alla curiosità di provare sensazioni ed esperienze psicologiche
nuove, perché si è spinti a volere sempre qualcos’altro, oppure sono dovute
alla mancanza di ideali o al disadattamento da parte dell’individuo
nella società e quindi alla voglia di evadere da questo contesto sociale per
difficoltà di integrazione sociale, che vanno dalla ricerca del lavoro alle condizioni di vita,
come difficoltà di ordine familiare, che evidenziano come il 50% degli
intossicati appartiene a famiglie in crisi, in cui vi è incomprensione tra i
giovani e i loro genitori, vi è uno scarso interesse da parte della famiglia
che, spesso, è del tutto assente ed incapace di comunicare con i propri figli;
così i giovani più deboli cercano una
fuga verso la droga cercando un illusorio rifugio alla loro paura di vivere e
respingendo, contemporaneamente, i disvalori
della società contemporanea, nella quale tutto si compendia nella lotta
per il potere. Inoltre la mancanza di lavoro e la fragile risposta che le
Istituzioni danno al grave problema della disoccupazione porta alcuni giovani
verso una discutibile fuga dalla realtà, una fuga che non conduce verso alcuna
meta, fuga che è solo una momentanea assenza di problemi e che, invece, porta
solo alla disperazione e alla tragedia.
Spesso vi è mancanza di dialogo non solo nell’ambito
familiare ma anche scolastico e sociale; molte volte oggi la famiglia,la scuola
e la società assumono un volto egoistico, in cui molti, specie giovani, non si
ritrovano.
Nella crisi dei valori morali, nella mancanza
di guide sicure alla crescita e nel disagio dei rapporti sociali superficiali,
il giovane rischia, quindi, di riempire tale vuoto con le tante e diverse
droghe micidiali.
Ma il fenomeno della droga, purtroppo, non dilaga
soltanto tra i giovani, ma tenta di diventare sempre più generale.
Non è possibile adottare un rimedio generico, ma ciò
che i giovani si aspettano maggiormente è che si prenda parte attiva alla
elaborazione di nuove forme di dialogo e di reciproca collaborazione.
Dunque bisogna cercare di stabilire un vero dialogo
evitando di lasciare i giovani chiusi nel loro sconforto e nella loro
solitudine, e bisogna fornire loro certezze morali e giuridiche, ideali ed
attività capaci di polarizzare costruttivamente i loro interessi, aiutandoli a
scoprire come si possa lottare per qualcosa che vale, anziché abbandonarsi ad
una protesta autolesionista, contro
qualcosa che non piace e non vale. Ma ancora più importante sarebbe esercitare
un’azione preventiva completa e multiforme, facendo ritrovare ai giovani la
fiducia nella vita e in se stessi, nonostante i messaggi negativi che arrivano
da questa società narcisistica; perciò bisogna insegnare loro ad apprezzarsi e
valorizzarsi e soprattutto è necessario capirli nella loro diversità generazionale e non colpevolizzarli quando
assumono atteggiamenti discutibili e poco comprensibili.
Il fenomeno della droga è sempre di attualità e
tanto più preoccupante, perché la droga fa le sue vittime senza che esse si
rendano conto di ciò che sta accadendo e quando se ne avvedono è troppo tardi.
Si comincia magari per curiosità o per qualsiasi altro motivo e dopo non molto
ci si trova invischiati in una spirale dalla quale non è possibile uscire.
Il soggetto, dopo un certo periodo di assuefazione
alla droga, comincia a diventare indifferente a tutto ciò che lo circonda;
anche la persona più socievole ed abituata a condurre una vita intensa di
relazioni, dopo un po’ preferisce soltanto la compagnia di drogati, diventa
sospettosa ed egoista, ha paura di incontrare persone che non conosce e di
portarsi in posti nuovi.
Cominciare a drogarsi è facile, uscire dal tunnel
della droga da soli è impossibile. Tra l’altro con il tempo si genera
nell’individuo la convinzione che le proprie energie siano conseguenze della
droga e questo fa si che anche a livello psicologico aumenti la
tossicodipendenza.
DISADATTAMENTO---à METODOLOGIA
Secondo l’ipotesi del disadattamento alla base della
tossicodipendenza c’è un disadattamento, il quale scaturisce dall’incapacità di
inserirsi nella società.
Questa idea rappresenta un superamento dell’ipotesi della predisposizione individuale, in quanto spiega che le tossicodipendenze non sono dovute alla costituzione psicologica dell’individuo, ma ha uno squilibrio che viene a crearsi nel rapporto tra l’individuo e l’ambiente. Dunque a causa di mutate condizioni interne o esterne l’individuo non è capace di far fronte alle esigenze ambientali e di vivere bene in quel contesto e per questo motivo ci si potrebbe drogare.
Sono state proposte diverse teorie basate sull’ipotesi dell’adattamento, di cui alcune sono sociologiche, cioè fondate sulle condizioni sociali, e altre psicologiche, cioè fondate, invece, su condizioni interiori. Tra queste ricordiamo la teoria del controllo, secondo cui i ragazzi sono maggiormente esposti a rischio di droga quando non hanno sufficiente controllo interno per resistere alle pressioni e alle richieste trasgressive degli amici e dell’ambiente. Il controllo interno dipende dai valori, dalle credenze, dalle norme interiorizzate e dal grado di coinvolgimento e integrazione nella famiglia e nelle realtà sociali istituzionali. Inoltre, secondo altre teorie, la tossico dipendenza è una risposta a eventi stressanti; infatti attraverso la droga l’individuo non pensa di risolvere i problemi concreti che hanno prodotto lo stress, ma di intervenire sulle conseguenze emotive dello stress e di riuscire così a superare meglio il disagio psicologico che si è venuto a creare.
Inoltre è stato anche ipotizzato che attraverso la droga le persone cercano di difendersi dalle minacce all’autostima, come un insuccesso scolastico o l’esclusione ad un concorso. Questo accade quando il soggetto tende già, per conto suo, ad avere un’immagine negativa di sé ed a rifiutarsi. Drogarsi così diviene un’occasione per rifarsi in un contesto diverso ed in qualche modo salvaguardare la propria autostima. Questa è la teoria della difesa del sé.