BIN LADEN, ATTRAVERSO IL SUO VICE AL ZAWAHIRI, CONTINUA A MINACCIARE L'OCCIDENTE

L'appello del vice di Osama: «Le vignette mostrano l'odio dei crociati»
Zawahiri contro Calderoli: «Sfida all'Islam»
Audio dell'ideologo di Al Qaeda: «Colpite le infrastrutture economiche, impedite che rubino il nostro petrolio»
STRUMENTI
DAL NOSTRO INVIATO
WASHINGTON — «Rammento ai musulmani che il ministro italiano Calderoli ha indossato una maglietta con vignette che offendono il Profeta, questa è una sfida criminale all'Islam». Il monito non è da prendere sotto gamba, perché viene da Ayman Al Zawahiri. E non promette nulla di buono. C'è voluto del tempo, ma alla fine anche i vertici di Al Qaeda si sono inseriti nella protesta. Era inevitabile.
Al Zawahiri, la voce del movimento terrorista, ha affidato il suo giudizio ad un file audio trascritto anche dal sito www.islammemo.cc. Poco più tardi la rete Al Jazira ha messo in onda un video dell'estremista, dove i contenuti sono uguali a quelli su Internet. Una comparazione dei due testi potrà dire nelle prossime ore se anche il primo messaggio è autentico. Le parole del leader jihadista peraltro sono chiare. «I disegni sul Profeta costituiscono l'esempio dell'odio dei crociati guidati dall'America...Invito i musulmani ad un boicottaggio economico di massa contro Danimarca, Norvegia, Germania, Francia e gli altri Paesi. Attaccate l'Occidente come è avvenuto a New York, Washington, Madrid e Londra. Colpite soprattutto le infrastrutture economiche, in modo da farli sanguinare per anni. Impedite che rubino il nostro petrolio».
L'analisi di Al Zawahiri poi si allarga cercando di abbracciare quanti più temi possibili. Attacca la Francia per la questione del velo, difende una interpretazione rigorosa dei costumi islamici anche in Occidente. Poi ammonisce Hamas a continuare la lotta senza cedere alle lusinghe del «processo politico». Infine ritorna ai temi «religiosi». Ricorda le colpe inglesi per l'affare Rushdie e se la prende con Calderoli. Una citazione che può essere interpretata come una rapida «lettura» degli eventi in corso, anche se il lungo lasso di tempo tra l'inizio del caso e l'intervento del «Dottore» indica che il leader non era nella condizione di reagire immediatamente. Era stato un po' più rapido nella reazione al fallito raid Usa costato la vita al genero e ad un paio di «colonnelli».
In quell'occasione l'estremista egiziano era uscito allo scoperto con un videomessaggio dopo «appena» 10 giorni. Tempo record — tenuto conto delle condizioni di sicurezza — per registrare e inviare la cassetta. Doveva rassicurare i seguaci sulle sue condizioni di salute. L'appello, con l'invito a colpire i «crociati» e il riferimento a Calderoli, è allarmante. Al Zawahiri fa causa comune con il laico Gheddafi, cavalca il sentimento anti-italiano legando le colpe coloniali ai focolai più recenti. Gli esperti temono che sia la premessa a attacchi terroristici. Una grande occasione per i qaedisti: questa volta, oltre allo scontato appoggio dei radicali, potrebbe ottenere l'approvazione dei musulmani moderati.
Il messaggio di Al Zawahiri ha poi una rilevanza regionale. Segue a ruota la visita di George W. Bush in Pakistan, Paese che è la vera retrovia strategica dei capi di Al Qaeda. Durante la tappa a Islamabad il presidente americano ha riconosciuto che nella guerra al terrore «resta ancora molto da fare. Dobbiamo localizzare i terroristi, prepararci a processarli, bisogna condividere informazioni e intelligence». Parole che suonano come rimprovero ai pachistani, sospettati di fare il doppio gioco. Ed è forse per allontanare queste ombre che Islamabad ha sferrato un'offensiva contro i clan pro-Osama nel Waziristan: oltre 80 le vittime.
Guido Olimpio
(ha collaborato Farid Adly)
05 marzo 2006